Sanità e welfare

Lisei (Fdi): “Medici di base, pediatri e Usca senza indicazioni per uso anticorpi monoclonali”

Nell’interrogazione, si chiede perché l’Ausl di Bologna non avrebbe inviato le indicazioni operative per il loro utilizzo. “La Regione dica se è avvenuto anche in altre Aziende sanitarie”

L’utilizzo degli anticorpi monoclonali nel trattamento dei pazienti affetti da Sars-Cov-2 da parte dei Medici di Medicina Generale e Pediatri di libera scelta è il tema di un’interrogazione di Marco Lisei (Fratelli d’Italia).

Il capogruppo di Fdi chiede alla Giunta di conoscere le ragioni per cui “l’Ausl di Bologna non ha inviato anche ai Medici di Medicina Generale, ai Pediatri di libera scelta e alle USCA le necessarie indicazioni operative per l’utilizzo degli anticorpi monoclonali nel trattamento dei pazienti affetti da Sars-Cov-2”. Inoltre, Lisei vuole sapere se il fatto si sia verificato anche in altre Ausl della regione e “se non ritenga che tale mancanza abbia potuto limitare l’individuazione tempestiva di un maggior numero di pazienti idonei alla somministrazione di terapia con anticorpi monoclonali”. Infine, il consigliere chiede anche il numero dei “Centri regionali che hanno disponibilità di anticorpi monoclonali e in quali quantità”.

Le nuove linee guida del ministero della Salute concedono a medici, pediatri e medici Usca di “poter valutare il trattamento precoce dei pazienti con anticorpi monoclonali indirizzandoli verso le strutture sanitarie abilitate alla prescrizione”, cioè gli ospedali. In Emilia-Romagna, scrive Lisei, nelle principali Ausl sono state avviate le terapie con i monoclonali e disposti i protocolli con l’individuazione delle figure per la somministrazione, anche a domicilio. In una prima fase sperimentale erano coinvolti i Pronto soccorso di Sant’Orsola, Ospedale Maggiore, Bentivoglio e gli ambulatori blu del Sant’Orsola e dell’Ospedale Maggiore. Ma, sottolinea il capogruppo, “tali fondamentali indicazioni risulta non siano state inviate anche ai Medici di Medicina Generale, ai Pediatri di libera scelta e ai Medici delle USCA”.

Lisei conclude: “Risulta evidente ai fini dell’utilizzo e dell’efficacia della terapia l’importanza della tempestività d’intervento sui pazienti – entro i 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi – e pertanto non si comprende il motivo per cui le informazioni e gli aggiornamenti relativi alle modalità operative non siano state inviate anche ai Medici di Medicina generale, ai Pediatri di libera scelta e ai Medici delle USCA che, avendo il primo contatto con i pazienti, avrebbero potuto individuare già dall’insorgenza dei primi sintomi i pazienti idonei al trattamento”.

(Gianfranco Salvatori)

Sanità e welfare