Ambiente e territorio

Gibertoni (Misto): “Il reato di ecocidio sia perseguibile dalla Corte penale internazionale”

Nell’interrogazione, si chiede alla Giunta anche di riconoscere, nella propria legislazione, l’approccio non antropocentrico che mette al centro l’ambiente e non l’essere umano

Giulia Gibertoni

La Giunta avvii “azioni in tutte le sedi possibili affinché il reato di ecocidio sia riconosciuto nel novero dei reati perseguibili dalla Corte Penale Internazionale e adotti nella legislazione ambientale regionale l’approccio non antropocentrico, mettendo l’ambiente e non l’essere umano al centro dell’attenzione”.

Lo afferma la consigliera Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) nell’interrogazione all’esecutivo regionale dove esordisce ricordando che, il 23 giugno, 12 esperti di diritto internazionale della Corte penale internazionale (Cpi) hanno raggiunto il consenso “sul testo finale della definizione di ecocidio come crimine internazionale, licenziando una proposta destinata a essere adottata dalla Corte Penale Internazionale, che ha sede a l’Aja, per perseguire le azioni più sconsiderate e dannose contro l’ambiente”. Oggi, sottolinea la capogruppo del Misto, “le devastazioni dell’ambiente causate dagli esseri umani non rientrano fra i crimini internazionali”.

L’ecocidio, continua Gibertoni, è stato definito come l’insieme di “tutti quegli atti illegali o sconsiderati, commessi con la consapevolezza di poter causare gravi danni ambientali, diffusi o a lungo termine”. Una definizione innovativa perché “introduce un approccio non antropocentrico nel diritto internazionale, mettendo l’ambiente e non l’essere umano al centro dell’attenzione; inoltre, la definizione emersa dal lavoro del gruppo di esperti legali è perfettamente integrabile con le leggi già esistenti negli Stati nazionali e tra questi l’Italia”.

(Gianfranco Salvatori)

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