“L’approdo di questo Piano non è un mero adempimento amministrativo. Serve per dare continuità a interventi di contrasto alla violenza contro le donne”, spiega in apertura della presentazione dell’atto discusso e votato in Aula, la consigliera Roberta Mori (Partito democratico). Un Piano che, secondo la consigliera, si rinnova “con uno sguardo più incisivo e maturo dopo l’esperienza degli scorsi anni. Le donne maltrattate non meritano solo lacrime e indignazione, ma mobilitazione sociale e impegno con un’alleanza trasversale”. Fra gli obiettivi quello di promuovere la prevenzione e la protezione delle donne vittime di violenza, ma anche la presa in carico degli uomini violenti. “La pluralità delle azioni e degli strumenti messi in campo- spiega Mori- si traduce in schede di dettaglio per incidere maggiormente sull’emergenza”. Perché di emergenza si tratta: 86 femminicidi dall’inizio dell’anno, consumati soprattutto in ambito domestico. Sono le donne che, dopo le restrizioni causate dalla pandemia, pagano il prezzo più alto. Fra le azioni messe in campo, Roberta Mori ricorda, oltre alle attività svolte dalla rete di associazioni, centri antiviolenza e socio-sanitari, il percorso di formazione sulla violenza di genere e, nell’ambito della prevenzione, i criteri premiali inseriti nei bandi per lo sport a favore dell’empowerment femminile, per finire con i percorsi di professionalizzazione della mediazione culturale.
Federico Amico (ER Coraggiosa) ricorda l’importanza dei diritti individuali e sociali da riconoscere soprattutto agli strati più fragili della popolazione e porta alla luce un altro focus del piano, quello della retribuzione femminile, sempre più bassa rispetto a quella maschile. “Nonostante le donne siano state fra le più esposte nei livelli critici della pandemia, lavorando nei settori dell’istruzione e sociosanitari, spesso per questa ragione sono state costrette a rinunciare al proprio lavoro”, ricorda Amico. Tornando sul tema della violenza, il consigliere sottolinea come la larga rete di prevenzione in Emilia-Romagna si stia consolidando sempre di più e trovi nei centri antiviolenza un punto di riferimento fondamentale.
Di comunicazione e linguaggio discriminatorio parla invece Stefania Bondavalli (Lista Bonaccini). “Il diffuso ricorso a espressioni discriminatorie nel web, la narrazione della violenza sui media, che vede spesso la riproduzione di stereotipi sessisti, con il depotenziamento del responsabile autore della violenza è un fenomeno che deve essere arginato. Bene quindi l’azione culturale formativa rivolta a comunicatori e comunicatrici delle pubbliche amministrazioni per una corretta comprensione dei fatti. Da condannare anche altri fenomeni di violenza sul web come il revenge porn, frontiera molto attuale sulla quale c’è da lavorare per offrire opportuni alfabeti di codifica”.
Nadia Rossi (Partito democratico) oltre a porre l’accento sul numero di femminicidi in regione e sugli episodi di misoginia e maschilismo in aumento, sottolinea la necessità di agire contemporaneamente su più fronti. La consigliera auspica che il percorso iniziato anche in questa regione per dare alle donne l’opportunità di avere lo stesso stipendio degli uomini, a parità di lavoro, possa diventare presto realtà. La consigliera ricorda anche “il reddito di libertà”, misura che garantisce alle donne vittime di violenza la possibilità di un percorso di reinserimento lavorativo e aiuti dopo la violenza.
Valentina Stragliati (Lega) dichiara voto di astensione. “Si tratta di un tema caro alla Lega, siamo stati fra i promotori della legge, chiamata ‘codice rosso’, che ha inasprito pene per chiunque si macchi di reati contro donne e persone fragili, inserendo anche reati come il revenge porn e chiedendo una più celere presa in carico delle donne vittime di violenza”. La consigliera pone l’accento sul tema della riabilitazione dei maltrattanti (“sono stati fatti progressi in questa direzione ma deve diventare qualcosa di più strutturale”) e della violenza assistita (“fenomeno da non sottovalutare perché combatterlo serve a prevenire la recidiva di reato visto che spesso i bimbi che assistono alle violenze rischiano di diventare maltrattanti”). Meno d’accordo sul discorso del linguaggio. “Non è coniugare un aggettivo al femminile che aiuterà le donne vittime di violenza, non esageriamo in questo senso” afferma la consigliera.
“Si tratta di una serie di interventi che fanno onore a questa Regione: i dati sui femminicidi sono incredibili e non possiamo consolarci dicendo che i numeri aumentano perché c’è più attenzione e più denunce. Dobbiamo contrastare il maltrattamento psicologico”, spiega Silvia Zamboni (Europa Verde), per la quale si deve intervenire sugli “uomini maltrattanti” e sui bambini: “Quelli che assistono alle violenze sulla madre, rischiano di diventare anche loro da adulti degli uomini maltrattanti. Bisogna- spiega- aiutarli con interventi mirati”.
Netta la posizione di Giulia Pigoni (Lista Bonaccini) che ricorda i miglioramenti legislativi di questi anni a tutela delle donne, a partire dalle indicazioni dell’Unione Europea. “Occorre operare per garantire l’autonomia lavorativa ed economica delle donne vittime di violenza, anche tenendo conto che le misure di confinamento domiciliare resesi necessarie per contrastare la diffusione del Coronavirus hanno inciso negativamente sul fenomeno, come registrato dalla crescita delle denunce e dei primi contatti”.
“Quando parlo di questo tema continuo ad essere profondamente turbata perché se penso a ciò che ho vissuto nella mia esperienza di amministratore, è nitido il bilancio su ciò che si è fatto e ciò che si deve ancora fare. Io ho fatto il sindaco negli anni ’80 e sentivo dire dagli uomini, purtroppo anche delle forze dell’ordine, che dovevano occuparsi di questo tipo di reato e che non si poteva fare nulla, che era sempre stato così e che l’unica cosa che le donne potevano fare era continuare a subire”, afferma Palma Costi (Pd), che ricorda come “approviamo un piano antiviolenza che non fa chiacchiere, ma fatti concreti: abbiamo coinvolto tanti soggetti e si vede”.
“Ho qualche dubbio su quale delibera stiamo discutendo: ho sentito molto parlare di violenza contro le donne, ma, in realtà, è un piano contro le violenze di genere”, spiega Marco Lisei (Fdi), per il quale “la violenza contro le donne sta assumendo a livello nazionale numeri molto allarmanti e negativi resi ancora più gravi dall’effetto della pandemia e del lockdown: questo dovrebbe essere il compito chiaro di questo piano per contrastarla, evitando di fare un ‘mix’ come questo documento che non è per nulla chiaro e quindi crea confusione”.
“Tutta la mia solidarietà al Gruppo Trans di Bologna che nei giorni scorsi è stato aggredito nella propria sede di Bologna”, sottolinea Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle), che ricorda l’importanza di intervenire contro le violenze che si annidano su Internet. “Bisogna imparare e insegare a riconoscere le molestie sessuali e sostenere le donne che ne sono vittime sostenendone l’autonomia economica e abitativa nonché prevedendo un reddito ad hoc”, spiega la pentastellata.
Per la Giunta è intervenuta l’assessora alle Pari Opportunità Barbari Lori, che ha apprezzato il dibattito e il contributo venuto dalla Commissione Pari Opportunità e dall’Assemblea.
(Francesca Mezzadri e Luca Molinari)