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Programma di sviluppo rurale da oltre 400 milioni; per i consiglieri prioritari invasi, ricerca e sburocratizzazione

L’assessore Mammi illustra come saranno ripartiti i 400 milioni del Psr. “I bandi entro la fine dell’anno e nei primi sei mesi del 2022. Al governo chiederemo che le Regioni continuino ad avere l’autonomia della gestione della Pac”

Gli investimenti in agricoltura, grazie al Psr (Piano di sviluppo rurale), e la strategia da adottare per la nuova Pac (Politica agricola comunitaria) – tuttora in discussione – sono state illustrate dell’assessore all’Agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca, Alessio Mammi, in commissione Politiche economiche, presieduta da Manuela Rontini. I consiglieri hanno messo in evidenza alcuni temi: la gestione delle risorse idriche, garantendo gli invasi, il contenimento della fauna selvatica, la necessità di incrementare la ricerca, la semplificazione necessaria per accedere ai bandi, l’attenzione alla montagna.

Il Psr di transizione per il 2021-2022 può contare su 408,8 milioni. L’assessore Mammi ha spiegato che i bandi partiranno entro l’anno per la metà delle risorse e per i restanti fondi entro i primi sei mesi del 2022. Si partirà dagli investimenti per le aziende. “La proposta del Psr di transizione- ha sottolineato l’assessore- ha avuto il via libera già ad agosto e questo ci ha permesso di approntare i bandi entro fine anno. La nostra è stata la prima Regione ad avere l’approvazione”. Mammi ha anche ricordato come questo Psr abbia ricevuto il 35% di risorse in più rispetto alla programmazione 2014-20. In assoluto, si tratta del 25% in più grazie a diversi parametri di riparto del Fesr, cambiamento chiesto in una risoluzione poi approvata dall’Assemblea.

Il 50% delle risorse, 200 milioni, sarà destinato ai bandi per la sostenibilità e il restante 50% (206 milioni) per la competitività e lo sviluppo delle imprese. L’assessore ha elencato i principali interventi da realizzare: circa 120 milioni per gli investimenti delle aziende agricole; 72,6 milioni per l’agricoltura biologica (obiettivo è aumentare ettari coltivati a bio e raggiungere i 12mila ettari); 52,6 milioni ai giovani imprenditori agricoli; 50,4 milioni alle misure di compensazione per le zone montane e il basso Ferrarese; 8 milioni per la prevenzione dei danni da gelate e da fauna selvatica (si rischia di distruggere il lavoro di una stagione); 8,2 milioni per la forestazione; 10 milioni per il taglio delle emissioni di ammoniaca; 6,9 milioni per i bandi di gestione sostenibile delle risorse idriche (attenzione alle reti per ridurre le perdite e creare invasi, costruire un sistema resiliente).

I piccoli invasi, per i privati e per i consorzi, servono per salvare le produzioni dalla carenza di acqua dovuta ai cambiamenti climatici. Ma nel mirino della Giunta ci sono anche i grandi invasi e si attende il rifinanziamento di 400 milioni da parte del governo del Piano nazionale invasi: “I nostri progetti sono stati accolti- ha affermato Mammi- perché l’Emilia-Romagna ha un sistema efficiente di bonifiche e ci collochiamo ai primi posti con 10 progetti accettati su un totale di 20 in tutta Italia”.

Le strategie per la nuova Pac 2023-2027 sono in attesa dell’approvazione a novembre, dopo l’accordo di luglio, che ha avuto l’ok dalla Commissione Ue. L’Italia avrà in 5 anni oltre 24,8 miliardi, di cui 18 per i pagamenti diretti e 6,5 per lo sviluppo rurale. Importante per l’assessore è stabilire un unico piano strategico fra le Regioni. “Domani- ha sottolineato l’assessore- ci sarà l’incontro con il ministro Patuanelli: le Regioni vogliono continuare a essere autorità di gestione e sono contrarie a qualsiasi forma di centralizzazione, specie quelle, come l’Emilia-Romagna, che hanno gestito in modo eccellente progetti e risorse”.

Secondo l’assessore Mammi, “si può pensare a un’Organizzazione comune di mercato (Ocm) per la zootecnia che preveda latte con meno antibiotici, ma servono investimenti”. Tante le sfide all’orizzonte, ha detto il titolare dell’Agricoltura, fra cui l’architettura verde, l’adattamento ai cambiamenti climatici, il miglioramento della gestione delle risorse idriche e del suolo, la biodiversità, la tutela del paesaggio, la riduzione dei pesticidi, il benessere animale e il contrasto all’antibiotico-resistenza.

Fabio Rainieri (Lega) ha chiesto che “la Giunta si adoperi per evitare l’aumento dei costi di produzione. Sono contento della promessa sui tempi per i bandi, l’augurio è che si rispettino. Purtroppo, le documentazioni sono complesse e lunghe da preparare e chiedo che la Regione sia disponibile a lasciare del tempo per le integrazioni”. Il consigliere ha poi sottolineato il divario tra i 72 milioni previsti per l’agricoltura biologica e i 6,9 milioni per le risorse idriche, chiedendo se quelle cifre si potranno modificare. Infine, Rainieri ha sostenuto che alcune opere della bonifica andrebbero finanziate dalla Regione “per agevolare l’uso dell’acqua e combatterne la dispersione. Inoltre, andrebbe rivista la soglia relativa al minimo deflusso vitale per salvare i raccolti e non solo a tutela di qualche specie ittica”.

Marco Mastacchi (Rete Civica) ha fatto eco alle considerazioni di Rainieri: “Trovo positivo il pragmatismo sui tempi dei bandi e spero che il tema dell’approvvigionamento idrico faccia breccia in Giunta per ciò che riguarda gli invasi, piccoli e di grandi dimensioni, specie in montagna, in quanto in Emilia-Romagna scarseggiano le infrastrutture. Infine, occorre capire quanto l’Assemblea potrà incidere sulle prossime decisioni inerenti l’uso dei fondi e quali saranno le politiche in materia di fauna selvatica”.

Palma Costi (Partito democratico) ha condiviso l’impostazione sui fondi 2021-2022 e ha sottolineato “l’iniziativa dell’Assemblea per avere più risorse. Sulla ricerca, ritengo sia necessario un piano consistente con fondi adeguati”. Bene, per Costi, l’uso delle nove tecnologie e la formazione degli imprenditori per vincere le sfide che ci attendono. Infine, ha evidenziato la dem, “va vinta la battaglia contro ogni tentativo di centralizzazione, in quanto la Regione deve rimanere autorità di gestione e mantenere massima autonomia. A noi servono politiche e programmi adeguati alle nostre capacità produttive”.

Secondo Matteo Daffadà (Pd) “sono importanti gli invasi per raccogliere l’acqua in montagna da rilasciare in pianura. Serve un territorio coeso”. Per il contrasto alla fauna selvatica, ha detto il consigliere dem, “si devono coinvolgere parchi, agricoltori e cacciatori, altrimenti ci saranno difficoltà”. Ha poi auspicato più fondi per la montagna.

L’inquinamento è stato al centro dell’intervento di Silvia Piccinini (M5s) che ha puntato sui 10 milioni per ridurre le emissioni di ammoniaca. Anche se il problema è compreso nel piano di tutela delle acque (competenza dell’assessorato all’Ambiente) insieme con il riutilizzo delle acque reflue, la consigliera ha detto che va tenuto in considerazione “perché la Regione arranca”.

L’assessore Mammi, in sede di replica, ha risposto che per gli invasi di piccole dimensioni (privati e consortili) “in base alle proposte che arrivano vedremo se implementare le risorse”. In merito alla gestione della fauna selvatica, ha sottolineato: “Chiederò di fare una commissione ad hoc e ritengo si possano avanzare richieste al governo per modifiche normative”. Sulla ricerca ha sostenuto che “si deve costruire un sistema di ricerca in agricoltura che sia stabile e occorre pensare a una struttura regionale della ricerca con il coinvolgimento di centri pubblici e privati”. Quando il documento di indirizzo generale sulla nuova Pac sarà pronto – ha concluso l’assessore – la Giunta si confronterà con gli stakeholder e subito dopo presenterà il documento in commissione.

La presidente Rontini ha concluso la seduta garantendo la “disponibilità a ragionare insieme sulla nuova Pac e anche sulla fauna selvatica, spesso oggetto di atti ispettivi e di indirizzo dei consiglieri. E’ il modo migliore per dare a tutti i consiglieri strumenti adeguati di conoscenza e per intervenire”.

(Gianfranco Salvatori)

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