“Quali azioni la Regione Emilia-Romagna intende mettere in campo per garantire l’assistenza primaria territoriale, in particolare nelle aree della montagna bolognese, e dare una risposta strutturale alla carenza di
medici di medicina generale?”.
A chiederlo, con un’interrogazione rivolta al governo regionale, è Igor Taruffi (Emilia-Romagna Coraggiosa).
Nell’atto si legge che secondo l’elenco pubblicato quest’anno dalla Struttura interregionale sanitari
convenzionati (Sisac), che rappresenta la delegazione di parte pubblica per il rinnovo degli accordi riguardanti il personale sanitario a rapporto convenzionale, sono 205 in Emilia-Romagna gli ambiti territoriali carenti per
l’assistenza primaria rimasti vacanti perché non ci sono abbastanza medici di medicina generale. Quindi, rileva la Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), in regione, considerando che la media nazionale è di 1.150 assistiti per ogni medico, sarebbero più di 235mila i cittadini che non hanno un proprio medico di famiglia. Inoltre, secondo la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), entro il 2027 sono previsti 35.200 pensionamenti.
Taruffi rileva poi che “la carenza di medici di medicina generale, generalizzata e ampiamente prevedibile, si aggrava ancor di più nei paesi dell’Appennino bolognese e, in particolare: ad Alto Reno Terme oltre mille pazienti il cui medico di base è andato in pensione si sono ritrovati a essere seguiti da 4 medici di base diversi nell’arco di appena 11 mesi; a Gaggio Montano, concluso un incarico provvisorio, i pazienti che si sono rivolti al Cup per scegliere un nuovo medico si sono sentiti dire che quello più vicino in grado di assisterli ha l’ambulatorio a Castel di Casio, a 17 chilometri di distanza e senza che vi sia alcun mezzo di trasporto pubblico che colleghi i due paesi; a Marzabotto, dove dovrebbero essere in servizio 4 medici di medicina generale, dopo il pensionamento in un caso e il trasferimento in un altro di due medici, sono state richieste due zone carenti e, in attesa della loro copertura, sono stati nominati due medici provvisori (uno di questi si è dimesso e nessun medico si è reso disponibile a un incarico a tempo determinato), inoltre, in attesa che il medico vincitore della zona carente prenda servizio, a fine anno, i pazienti sono stati dirottati su uno degli altri medici, aiutato volontariamente da chi era già andato in pensione”.
(Cristian Casali)