Giulia Gibertoni (M5s) ha rivolto una interrogazione alla Giunta regionale per sapere se l’Emilia-Romagna ritenga opportuno attivarsi, nell’ambito delle proprie competenze, per “limitare il fenomeno delle morti sul lavoro” e in particolare “intervenire nelle sedi di raffronto Stato/Regioni per chiedere una riforma del sistema di risarcimento che preveda un risarcimento anche per i genitori delle vittime del lavoro”.
A questo proposito, Gibertoni ricorda che “l’articolo 85 del Testo unico 1124/1965 prevede che hanno diritto alla rendita ai superstiti, in caso di infortuni mortali, coniugi e figli e, se assenti, gli ascendenti viventi e a carico del defunto, che contribuiva quindi al loro mantenimento”.
Quindi, rileva la consigliera, “non hanno diritto alla rendita, ad esempio quei genitori delle vittime del lavoro che non risulti ricevessero contributi al mantenimento, dal loro caro ammazzato dall’insicurezza nei luoghi di lavoro”.
Infatti, ribadisce Gibertoni, non è previsto “nessun risarcimento per chi ha visto il proprio figlio sfiancarsi per mantenere il proprio posto di lavoro precario, umiliarsi con il proprio padrone per non rischiare di perdere il lavoro, ed infine essere ucciso da quello stesso lavoro che non voleva o non poteva permettersi di lasciarsi sfuggire, ma solo un misero assegno una tantum di rimborso spese funerarie di euro 2.136,50”.
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