“Questa seduta straordinaria dell’Assemblea legislativa vuole confermare l’impegno della Regione Emilia-Romagna nelle azioni di contrasto a tutte le forme di violenza contro le donne, coinvolgendo le Istituzioni del territorio e tutta la comunità regionale. I dati relativi alla violenza contro le donne che emergono dal ‘Rapporto 2021′ dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, ci consegnano un bilancio ancora tragico: 13 femminicidi nella nostra regione da gennaio 2021 su 109 a livello nazionale. La pandemia, il lockdown e le contestuali restrizioni hanno aggravato le situazioni di rischio evidenziando la necessità di rafforzare tutti gli strumenti di cui è dotato il nostro ordinamento”. La presidente dell’Assemblea legislativa regionale Emma Petitti, ha così inaugurato l’Assemblea legislativa straordinaria dedicata al contrasto alla violenza alle donne.
“In questa direzione sta andando il disegno di legge depositato all’inizio di dicembre. Ma sappiamo che l’approccio normativo da solo non è sufficiente. Servono azioni concertate con tutti gli attori istituzionali, sociali e culturali che attraverso il proprio lavoro e le proprie politiche integrate possono porre in essere iniziative efficaci per contrastare la violenza. Un fenomeno che è anche, e forse soprattutto, di natura culturale. E che in tal senso deve essere combattuto. Altro aspetto fondamentale è quello legato al concetto di autonomia femminile. Che è autonomia lavorativa, autonomia economia e autonomia abitativa”, sottolinea la presidente Petitti, per la quale “questa Assemblea e le istituzioni rappresentate dai nostri ospiti possono proporre soluzioni nuove e indicare strade che consentano di sviluppare una sinergia adatta al particolare contesto storico-sociale che stiamo attraversando. Una risposta unitaria, perché in Emilia-Romagna solo insieme, istituzioni, mondi educativi, associazioni, si può fare un salto di qualità, affinché i diritti fondamentali e universali delle donne non siano negati da atti di ignobile violenza, qualunque forma essa assuma”.
Sulla stessa linea il presidente della Giunta Stefano Bonaccini per il quale “abbiamo deciso di tenere questa Assemblea straordinaria perché non può esserci solo la Giornata del 25 novembre e il giorno dopo tornare a fare come se nulla fosse. Capisco le differenti sensibilità fra le forze politiche sul tema, ma è importante fare un passo avanti e puntare su prevenzioni e servizi, sulla sicurezza come bene primario, sostegno alle vittime e la sanzione per chi commette reati”. Il presidente Bonaccini ha ringraziato le autorità presenti (“Un bel segnale, dobbiamo evitare autoreferenzialità”) e ha sottolineato che si deve affrontare la “questione maschile” e ricordare che “quando parliamo di femminicidi parliamo di una punta di un iceberg fatto di violenze psicologiche, fisiche, etc. Bisogna poi che lo Stato assicuri protezione e sicurezza alle donne che trovano il coraggio di denunciare violenze, loro e i loro figli non possono essere lasciati soli”.
Alle parole dei Presidente Petitti e Bonaccini, sono seguiti gli interventi degli ospiti istituzionali che hanno animato l’Assemblea straordinaria.
Per Valeria Valente, Senatrice della Repubblica e presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta su femminicidio e ogni altra forma di violenza di genere, quelle sentite oggi sono parole coraggiose, decise e determinate a guardare a fondo il fenomeno della violenza con la consapevolezza di una necessaria assunzione di responsabilità. Spesso i casi di femminicidio sono morti annunciate e dobbiamo chiederci perché. Dove sbagliamo se continuano? Nonostante un quadro normativo evoluto, non riusciamo a scalfire un fenomeno drammatico. La violenza non è un fulmine a ciel sereno, un raptus, un momento di follia; esistono ancora aspettative sociali retrodatate sugli uomini e in queste dinamiche relazionali la donna soccombe. Per questo occorre combattere stereotipi e pregiudizi e garantire subito protezione alle donne che chiedono aiuto con il fondamentale supporto dei centri anti-violenza. Questa deve essere la nostra battaglia se lo facciamo insieme, come oggi, siamo sulla strada giusta.
Netta la posizione di Lucia Musti, Procura Generale di Bologna, che nel suo intervento ha voluto ricordare due delle 13 vittime dei femminicidi avvenute in Emilia-Romagna: Cecile e Samantha. “Il ruolo della Procura generale che io rappresento contribuisce ad affermare la democrazia, ovvero la concreta affermazione dei diritti dei cittadini. Le Procure della Repubblica agiscono in modo molto celere sul tema della violenza contro le donne, lo si faceva anche prima dell’introduzione del “codice rosso”: si è così celeri perché si tratta di reati da trattare con priorità, così come rispettiamo i protocolli esistenti in modo da operare in maniera inserita nel contesto sociale, lavoriamo in sinergia con tutte le forze che ci circondano”. Lucia Musti ha fatto un’esauriente e approfondita analisi dei vari compiti dei vari uffici giudiziari in materia di indagini relative a violenza verso le donne. Una dissertazione da cui emerge che uno dei tratti unificanti è proprio la “celerità”, un aspetto molto importante anche alla luce delle recenti modifiche legislative approvate dal Parlamento (la cosiddetta “Riforma Cartabia”, ndr) che pone dei temi temporali ai processi. “Abbiamo chiesto alla Corte di Appello di fissare celermente i processi per violenze contro le donne: la nostra richiesta è stata accolta dalla Corte d’Appello con grande spirito di collaborazione”, spiega Lucia Musti, che ha anche sottolineato come durante il primo lockdown sono sempre state eseguite le sentenze di carcerazione per i reati da ‘codice rosso’.
Chiaro l’intervento di Francesca Ferrandino, Prefetto di Bologna. “Il ‘900 verrà ricordato come il secolo delle grandi conquiste femminili, dell’affermazione paritaria delle donne, del primo femminismo, del diritto di voto e dei diritti civili. Oggi queste condizioni sembrano radicate nel tessuto sociale, nella consapevolezza del ruolo delle donne. Se, però, parliamo di eliminare la violenza, significa che non siamo ancora abituati al cambiamento e che queste conquiste sembra non siano state assorbite. Negli ultimi 5 anni in Emilia-Romagna i reati di violenza di genere hanno avuto variazioni percentuali con segno più, indice sintomatico di maggiore propensione delle donne a denunciare, ma in termini assoluti rende evidente quale sia la strada da percorrere. Il femminicidio rappresenta la punta di un iceberg che nasconde soprusi, soprattutto in ambito domestico. La violenza, qualsiasi siano le modalità, è legata al ruolo subordinato della donna rispetto all’uomo e l’effettiva parità sarà possibile solo attraverso un cambiamento di mentalità e attraverso l’educazione. Viviamo inoltre in una società sempre più complessa, dove le culture ‘nuove’ comprendono diversi modi di concepire la parità e per questo è fondamentale l’agire comune della politica, delle istituzioni e della società civile. Questo territorio ha le caratteristiche ideali per portare avanti questo lavoro”.
Dal canto suo Luca Vecchi, presidente Anci Emilia-Romagna, ha sottolineato come “è giusta una giornata come quella di oggi che ci chiama a discutere insieme su un tema di grande rilevanza come quella del contrasto alla violenza contro le donne. Serve la massima discussione pubblica, per questo, per dare seguito a quanto avvenuto oggi, è bene che tutti i Consigli comunali promuovano sedute pubbliche sul tema. A Reggio Emilia, città di cui sono sindaco, lo faremo già a gennaio”. Il presidente Vecchi ha ribadito come “questo non è solo il tempo in cui dobbiamo fermarci a raccontare quanto facciamo, ma, nel pieno degli anni ’20 del terzo millennio e nel pieno di una pandemia che non ci dà tregua, quanto è stato fatto non è abbastanza e si deve fare di più”. Nel suo intervento Luca Vecchi ha citato e ringraziato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per le parole pronunciate nel recente messaggio in occasione della Giornata contro la violenza alle donne.
Per Bruno Eupremio Di Palma, vice direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, “il ruolo della scuola è fondamentale in quanto punto di riferimento per i cittadini e mai come in questo periodo di pandemia lo ha dimostrato, andando avanti, pur con fatica. Oggi sono state quattro le parole chiave che hanno accomunato tutti gli interventi: educazione, prevenzione, collaborazione e responsabilità. La scuola si occupa di tutti questi aspetti. Quindi il collegamento è naturale: il patto educativo che le famiglie sottoscrivono con la scuola riguarda anche l’uguaglianza di genere. La sinergia fra istituzioni sarà importantissima per continuare a fare del nostro meglio su questo tema. In Emilia-Romagna abbiamo circa 4mila scuole e oltre 545mila studenti e questi numeri la dicono lunga sul ruolo della scuola per affrontare questi temi. Altra parola chiave importante è integrazione. Nei nostri territori studiano 98mila ragazzi con cittadinanza non italiana e questo ci deve fare riflettere: lavorare sull’aspetto delle differenze culturali sarà fondamentale. La priorità della scuola è quindi sempre più quella di sviluppare attitudini e relazioni per superare i conflitti e di far comprendere il significato di cittadinanza attiva”.
(Lucia Paci e Luca Molinari)