“Quale la situazione aggiornata sull’utilizzo di munizioni contenenti piombo nell’attività venatoria in regione?”.
A chiederlo, con un’interpellanza rivolta al governo regionale discussa in Assemblea, è Giulia Gibertoni (Misto), che rileva come “con l’uso di munizioni con piombo, inevitabilmente restano frammenti nella carne di selvaggina, con gravissimi rischi per la salute umana (il piombo in qualsiasi dose può causare effetti negativi), ed è quindi fondamentale prevederne, prima possibile, il divieto, a partire dalle zone umide”.
L’Unione europea, si legge nell’atto, “ha già previsto la messa al bando di munizioni al piombo all’interno o in prossimità di zone umide e gli stati membri devono adeguarsi”. Attualmente, si rimarca nello stesso documento, “in Italia solo per una parte delle zone umide, quelle speciali di conservazione, questo divieto è attivo”.
“Da decenni- rimarca la capogruppo- il piombo viene comunemente utilizzato per produrre munizioni e attrezzature da pesca: si stima che ogni anno vengano disperse nell’ambiente dell’Ue tra le 21mila e le 27mila tonnellate di piombo. Tra le 1.400 e le 7.800 tonnellate di piombo vengono rilasciate ogni anno solo nelle zone umide europee. Il danno economico provocato da questa forma di inquinamento dell’ambiente naturale ammonterebbe a più di 100 milioni l’anno, questo per la mortalità indiretta provocata dalla caccia. Si calcola poi che un milione di uccelli acquatici muoia nelle zone umide europee per avvelenamento da piombo ogni anno (mentre altri milioni di uccelli selvatici si contaminano pur senza morire e ci sono rischi anche per le specie che si nutrono di volatili contaminati)”. Inoltre, ripete Gibertoni, “il piombo residuo presente nella selvaggina abbattuta può avere conseguenze anche per la salute umana (l’esposizione al piombo è associata a effetti sullo sviluppo neurologico, compromissione della funzione renale e della fertilità, ipertensione, esiti avversi della gravidanza e decesso)”.
La risposta è arriva in aula dall’assessore Alessio Mammi, che ha spiegato come non sia possibile fornire dati sulla dispersione del piombo nell’ambiente per l’attività venatoria, in quanto “la legge non prevede monitoraggi in tal senso”. Sulla presenza di piombo nella selvaggina, ha poi ribadito che “non esiste un rischio per la popolazione”. Ha comunque riferito che “le modifiche alla normativa nazionale o europea verranno recepite”.
(Cristian Casali)