COMUNICATO
Governo locale e legalità

COMUNI. FUSIONI, IL DIBATTITO IN AULA

Per la maggioranza “le fusioni sono strategiche e il voto referendario va valutato nel complesso dei comuni interessati”; per l’opposizione “le fusioni e le Unioni presentano criticità e la volontà popolare va rispettata in ogni singolo comune”

Per Tommaso Foti (Fdi-An), il nodo problematico è rappresentato “dai criteri di valutazione del risultato referendario, la cui soluzione sarebbe l’introduzione di un quorum”. Secondo il consigliere, inoltre, il rispetto della volontà popolare, la preminenza delle ragioni economiche, il funzionamento incerto delle Unioni, sono ulteriori aspetti della proposta legislativa che richiedono approfondimenti e correttivi. “Una verifica sull’efficienza gestionale delle Unioni- ha affermato il capogruppo-, in particolare dopo le numerose fusioni di comuni avvenute negli ultimi anni, è ormai ineludibile”. Altro tema da considerare, ha concluso, è il dimensionamento delle risorse finanziare da assegnare in caso di fusione sulla base delle condizioni socio-economiche dei comuni interessati, molto diverse nel caso si trovino in pianura o in montagna.

Andrea Bertani (M5s) ha contestato la fretta con la quale la maggioranza e la Giunta hanno calendarizzato l’approvazione della proposta di modifiche alla legge regionale, finalizzata “a risolvere i problemi che cominciano a delinearsi in taluni comuni che andranno al voto referendario in ottobre, come quelli dell’imolese, in provincia di Bologna”. Il problema del funzionamento delle Unioni, ha ammonito il consigliere, “va affrontato e risolto tempestivamente”. In merito alle fusioni fra più di due Comuni, ha concluso, “se un comune si esprime in modo contrario al referendum, non è giusto impedire agli altri di proseguire il percorso di fusione e perciò si devono introdurre adeguate modalità legislative”.

Per Galeazzo Bignami (Fi) “la forzatura operata dal Pd nell’interpretazione del voto referendario espresso nei comuni bolognesi della Valsamoggia ha ingenerato nel gruppo Fi una sostanziale sfiducia in merito alla logica adottata dalla Regione per i processi di fusione fra Comuni”. Le maggiori criticità insite in tale logica politica, ha sottolineato il capogruppo, riguardano “la sostanziale volontà di proseguire a tutti i costi i processi di fusione, a prescindere dalla volontà popolare, e la noncuranza rispetto al rialzo della pressione fiscale locale e all’aumento delle tariffe dei servizi nei comuni che si sono fusi, che certifica come il risparmio di costi amministrativi sbandierato dalla Regione si accompagni a un aggravio di costi a carico dei cittadini”. Per quanto riguarda i criteri di valutazione del voto referendario, ha concluso il consigliere “in caso di voto negativo, il comune deve uscire dal processo di fusione, che non può proseguire”.

Roberto Poli (Pd) ha evidenziato come le fusioni siano un tema strategico per la politica e le istituzioni e la strategia di lungo periodo della Giunta e della maggioranza sia ben delineato e ben inserisce in quella più ampia di carattere nazionale. Il tema dell’identità delle comunità locali, ha ricordato il consigliere, “non può prescindere da quello del governo efficace dell’amministrazione comunale, oggi in crisi a causa di contesto globale che penalizza sempre di più la frammentazione istituzionale e amministrativa”. La responsabilità legislativa in merito alle fusioni, ha concluso, è in capo alla Regione, che non può e non deve abdicare alle proprie responsabilità decisionali a tutela di interessi generali sovra comunali, anche prescindendo da un voto referendario negativo in un singolo comune.

Per Igor Taruffi (Sel), relatore del progetto di legge, la divergenza di fondo tra maggioranza e opposizione riguarda i criteri di valutazione del voto referendario, che, “è bene sottolinearlo, ha natura meramente consultiva”. Per la maggioranza, infatti, ha ribadito il consigliere, “prima del voto espresso in un singolo comune, deve essere considerata la maggioranza complessiva dei voti emersa nel complesso dei comuni coinvolti nel referendum consultivo”. Per l’opposizione, invece, “il voto espresso in ogni singolo comunale chiamato al voto referendario è preminente”. Infine, sul caso sollevato da diversi gruppi di opposizione in merito al computo della maggioranza consiliare qualificata richiesta per la prosecuzione del processo di fusione in seguito a voto referendario negativo in un comune, ha affermato il relatore, “l’accordo è possibile, fermo restando che un dispositivo perfetto non esiste”.

Per l’assessore al Riordino istituzionale, Emma Petitti, l’obiettivo delle novità introdotte “non è come sostenere finanziariamente le fusioni comunali, ma come sostenere la competitività delle Amministrazioni comunali nel mutato contesto istituzionale e socio-economico nazionale e internazionale”. In merito alle Unioni di Comuni, ha concluso, “concordo con chi ha evidenziato la necessità di un ‘tagliando’ e ribadisco l’impegno della Giunta a rivederne il funzionamento”.

Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha rivendicato “la scelta politica di mettere a disposizione dei cittadini gli strumenti per scegliere un nuovo assetto amministrativo in grado di affrontare le nuove sfide istituzionali e socio-economiche”. Il superamento della frammentazione delle amministrazioni comunali, ha ribadito, “è la sfida da raccogliere e vincere e i referendum consultivi che si terranno a ottobre saranno il termometro della situazione”.

(Luca Govoni)

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