Salvaguardare il principio di assoluta gratuità delle donazioni di sangue umano e di suoi derivati, stabilendo disposizioni che impediscano la concorrenza fra le associazioni per la donazione del sangue e l’affidamento della donazione a chi abbia la maggiore disponibilità economica o proponga la migliore offerta di “rimborso ristorativo”.
E’ l’interrogazione avanzata alla Giunta dal consigliere Fabio Rainieri (Lega) e sottoscritta dai colleghi del gruppo del Carroccio: Simone Pelloni, Massimiliano Pompignoli, Emiliano Occhi, Gabriele Delmonte, Matteo Rancan, Andrea Liverani, Daniele Marchetti, Michele Facci, Fabio Bergamini, Valentina Stragliati, Maura Catellani, Stefano Bargi e Matteo Montevecchi.
Rainieri vuole conoscere la valutazione della Regione “sull’ipotesi di salvaguardia del principio di assoluta gratuità delle donazioni di sangue umano e di suoi derivati in Italia, modalità che ha permesso di mantenere inalterato il volume di plasma a disposizione del Servizio sanitario nazionale, e delle disposizioni che impediscano la concorrenza fra le associazioni che gestiscono le donazioni e l’affidamento a quelle che abbiano la maggiore disponibilità economica o siano in grado di proporre le migliori offerte di rimborsi ristorativi”. Infine, il consigliere leghista chiede alla Regione quali altre iniziative “intende adottare anche a livello di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome, per salvaguardare il principio di gratuità su cui si fonda il sistema italiano di raccolta di sangue”.
Una modifica della legge 209 del 2005 è stata censurata dalla Commissione europea perché ha introdotto “requisiti stringenti per la selezione dei centri di frazionamento e produzione dei derivati del plasma basati sul possesso di stabilimenti, idonei a effettuare il processo di frazionamento, ubicati nei Paesi dell’Unione europea in cui il plasma raccolto non sia oggetto di cessione a fini di lucro”. La proposta normativa, continua Rainieri, vuole consentire l’accesso al mercato del plasma (raccolto da donatori volontari) anche alle aziende che hanno stabilimenti in Paesi Ue “dove la cessione a fini di lucro del plasma (a valle del momento di raccolta originaria) è pacificamente consentita”. Il consigliere scandisce che “tale nuova formulazione della suddetta norma aumenterebbe la legittimazione del principio estensivo di rimborso e potrebbe aprire il terreno alla concorrenza tra le associazioni per la donazione del sangue e all’affidamento della donazione a chi abbia la maggiore disponibilità economica o proponga la migliore offerta di rimborso ristorativo”.
Il sistema italiano, basato sulla gratuità, conclude Rainieri, ha consentito, durante la pandemia, “di mantenere inalterato il volume di plasma messo a disposizione del sistema sanitario a fronte di un calo del 25-30 % della raccolta nei Paesi in cui sia prevista, implicitamente o esplicitamente, la remunerazione dei donatori”. Attualmente l’Italia è autosufficiente al 75% e ha l’obiettivo di raggiungere il 100%, ma questo “sarebbe più difficile da raggiungere attirando donatori con l’incentivo di rimborsi monetari o para-monetari, perché attraverso tali mezzi ci si concentrerebbe sul breve termine senza rispondere al bisogno sanitario di medio e lungo termine”.
(Gianfranco Salvatori)


