Il testo unico per la legalità, che dovrebbe “accorpare tutta la normativa regionale contro il pericolo di infiltrazione nell’economia della criminalità organizzata”, “è stato elaborato e condiviso con la ‘Consulta regionale per la prevenzione del crimine organizzato e mafioso e per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile’, istituita il 27 luglio dalla legge regionale 7/2015”.
Lo ricorda Giulia Gibertoni (M5s) in un’interrogazione, dove evidenzia che questo organismo “svolge attività propositive e consultive nei confronti della Giunta regionale in materia di cultura della legalità e della cittadinanza responsabile” e che lo stesso esecutivo ha nominato come componenti della Consulta un’avvocatessa che è anche “responsabile dell’ufficio legale di Libera” e un docente universitario di storia della criminalità organizzata e di storia delle mafie italiane.
La consigliera segnala anche che la “Consulta dovrebbe operare senza oneri a carico del bilancio regionale: la partecipazione ai suoi lavori non dovrebbe dare luogo ad alcun compenso o rimborso, quindi la nomina dei due esperti dovrebbe essere a titolo gratuito”.
La Giunta regionale- prosegue Gibertoni- ha conferito all’avvocatessa “un incarico di lavoro autonomo di consulenza da rendersi in forma di prestazione d’opera intellettuale di natura professionale, per un supporto tecnico-specialistico finalizzato all’implementazione, all’armonizzazione e alla semplificazione fra la normativa regionale e nazionale in materia di legalità, con finalità di razionalizzazione di un corpus normativo organico, con un compenso complessivo di 25.000 euro” e “ha provveduto ad acquisire l’attestazione dell’avvenuta verifica dell’insussistenza di situazioni, anche potenziali, di conflitto di interessi”.
L’avvocatessa- aggiunge la consigliera- sembrerebbe poi aver avuto “incarichi professionali con soggetti che potrebbero a vario titolo trovarsi nella condizione di essere penalizzati o avvantaggiati dalle norme che scaturiscono dal testo unico sulla legalità alla cui elaborazione la professionista ha partecipato sia come membro della consulta che come consulente”.
“In qualità di membro della Consulta, inoltre,- scrive Gibertoni- l’avvocatessa non dovrebbe percepire alcun compenso essendo la nomina a titolo gratuito”, ma “l’incarico di lavoro autonomo di consulenza affidatole crea commistione con la nomina a membro della Consulta, eludendo nei fatti il disposto che prevede che i membri della Consulta debbano operare a titolo gratuito e la Consulta stessa debba operare senza oneri a carico del bilancio regionale”.
Evidenziando, in ogni caso, che l’interrogazione non vuole suscitare “sospetti su una delle associazioni simbolo della lotta alle mafie, di cui l’avvocatessa è rappresentante, né mettere in discussione la professionalità e la competenza” della professionista, l’esponente del M5s chiede alla Giunta di fare chiarezza, trovando soluzioni che pongano dei limiti alla “confusione dei ruoli” per evitare che si possa configurare l’incarico “come un’elusione del disposto che prevede che i membri della Consulta debbano operare a titolo gratuito e la Consulta stessa debba operare senza oneri a carico del bilancio regionale”.
Gibertoni invita infine a “valutare eventuali conflitti d’interesse, nel momento in cui lo stesso soggetto ricopre il ruolo di componente della Consulta, con incarico libero-professionale inerente i lavori volti a ottimizzare le norme regionali sulla legalità, e incarichi libero-professionali con quei soggetti che potrebbero essere avvantaggiati dalle norme che scaturiscono dal testo unico sulla legalità, alla cui elaborazione l’esperta ha partecipato sia come membro della consulta che come consulente”.
(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it/attivita-legislativa)