“Prevedere, fin dalla predisposizione dei prossimi bandi regionali, gli strumenti più adeguati per l’introduzione, nelle procedure di gara, di criteri premiali di Gender responsive public procurement (Grpp) al fine di riconoscere e premiare il valore aggiunto delle imprese, anche nella forma di raggruppamenti temporanei o consortili, che al proprio interno promuovono la parità di genere e le pari opportunità, in linea con gli obiettivi strategici regionali, nazionali ed europei in materia di politiche del lavoro e d’impresa”.
A chiederlo, con una risoluzione rivolta al governo regionale, sono Silvia Zamboni (Europa verde), Roberta Mori (Partito democratico) e Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa).
I tre consiglieri richiedono poi “di valutare le modalità rispetto alla promozione, al monitoraggio e alle verifica delle politiche di genere nelle imprese”. Condividendo, proseguono, “la conoscenza di queste pratiche con la rete degli enti locali e di tutti i soggetti che a vario titolo svolgono un ruolo attivo nell’attuazione delle politiche del lavoro in Emilia-Romagna”. Infine, Zamboni e colleghi sollecitano “strumenti idonei a supportare gli enti locali – soprattutto i comuni più piccoli che non dispongono di risorse proprie a questo fine – nei percorsi di formazione delle figure dirigenziali e tecniche in materia di raccolta e analisi delle statistiche di genere e nella costruzione di indicatori utili alla valutazione ex-ante ed ex-post dell’impatto di genere rispetto alle misure adottate, a partire da quelle finanziate con il Pnrr e i fondi europei”.
Nel 2020, evidenziano i tre politici (rilevando comunque il forte impegno della Regione Emilia-Romagna sul tema della parità genere), “in Regione Lazio, a valle di un ampio percorso di confronto e collaborazione anche con la Consigliera regionale di parità, la Direzione regionale centrale acquisti (Drca) ha iniziato a inserire nelle procedure di gara regionali per l’affidamento di forniture di servizi il Gender responsive public procurement (Grpp), ossia criteri premiali volti ad attribuire un punteggio tecnico ‘migliorativo’ ai concorrenti che garantiscano parità di genere all’interno delle proprie organizzazioni”.
“La strategia della Commissione europea in materia di parità di genere per il periodo 2020-2025 – si legge nel testo della risoluzione – ha lo scopo di costruire un’Europa garante della parità di genere, in cui la violenza di genere, la discriminazione sessuale e la disuguaglianza strutturale tra donne e uomini siano superate con azioni concrete ispirate ai principi di trasversalità e intersezionalità: l’incremento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, in particolare, ha un forte impatto positivo sull’economia e sull’autonomia femminile, soprattutto a seguito delle conseguenze derivate dalla pandemia che ha penalizzato in particolare giovani e donne”.
A sostegno di questi obiettivi, rimarcano i tre consiglieri di maggioranza, “è necessario promuovere il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti che costituiscono il tessuto connettivo del mondo del lavoro”. Per la prima volta dal 2013, concludono, “l’occupazione femminile nel 2020, l’anno dello scoppio della pandemia da Covid, è scesa al 49% rispetto al 50,1% del 2019 (mentre in Europa le donne occupate sono il 62,7%). La distanza del tasso di occupazione femminile da quello maschile, poi, è arrivata a toccare i 18,2 punti percentuali, contro i 10,1 punti della media europea”.
(Cristian Casali)