Ha avuto voto favorevole la risoluzione che impegna la giunta a sollecitare il governo – e impegnarsi in tutte le sedi – a riattivare i canali di estrazione di gas in Adriatico, ad adeguare i piani strategici dopo la pubblicazione del Pitesai (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee), ad attivare ogni iniziativa, anche economica, per riattivare i canali di estrazione esistenti. Una risoluzione firmata (e poi votata favorevolmente) da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Rete Civica, Partito democratico, Lista Bonaccini. Voto contrario di Emilia-Romagna Coraggiosa, Europa Verde e M5s.
E’ stata, invece, respinta la risoluzione del Movimento 5 stelle (prima firmataria la consigliera Silvia Piccinini) per “impegnare l’assemblea legislativa e la giunta ad opporsi all’apertura di nuovi pozzi per l’estrazione di gas in Adriatico”. A favore di quest’ultima, hanno votato ER Coraggiosa, Europa Verde (ha chiesto la votazione per parti separate) e M5s. Le opposizioni, insieme con Pd e Lista Bonaccini, hanno espresso parere contrario.
I documenti sono stati discussi insieme durante la seduta dell’Assemblea. Una prima risoluzione firmata da Marco Lisei, capogruppo di Fratelli d’Italia, è stata ritirata e ne è stata presentata un’altra, sempre a sua prima firma, siglata dalle opposizioni e da Pd e Lista Bonaccini.
Lisei ha affermato che “la risoluzione è chiara. Fdi si è impegnata per far fronte alla crisi energetica, a differenza di altre forze politiche, e abbattere i costi dell’energia per i cittadini. Oggi ci sono circa 90 miliardi di metri cubi di metano presenti in Adriatico, ma desta perplessità il fatto che sia meglio comprare il gas da Paesi in cui il rispetto dei diritti umani è dubbio. La priorità è la riattivazione dei giacimenti esistenti, fermati per responsabilità politica da chi ha sempre detto no, portandoci così alla dipendenza da altri Paesi. Non abbiamo preclusioni all’apertura di nuovi pozzi, ma la priorità va ai pozzi già esistenti. Ringrazio le forze politiche che hanno inteso sottoscrivere la mia risoluzione”. Al termine del dibattito, in fase di replica finale, Lisei ha detto “di apprezzare l’intervento del sottosegretario alla presidenza Baruffi. Tutti abbiamo lo stesso obiettivo: la transizione energetica. Per arrivarci, occorre cambiare qualcosa. Gli idrocarburi ancora ci servono. La risoluzione parla di riattivazione di vecchi giacimenti, non di nuove trivelle”.
Piccinini ha replicato che “il partito del no ci ha portato a dipendere per il 42% di gas dalla Russia e a non investire sulle rinnovabili. I 90 miliardi di metri cubi ci bastano per un anno. Draghi e Cingolani hanno detto che c’è un’emergenza da risolvere e che non aspettiamo tempi lunghi per i nuovi pozzi. Che, peraltro, non risolvono l’emergenza. Lo stesso ministro Cingolani ha poi sottolineato di diversificare le fonti sulla base di semestri”. La capogruppo pentastellata ha scandito che “dalla risoluzione di Lisei, con un no a nuove piattaforme si passa ora a una dove c’è un’apertura a nuove concessioni e trivellazioni. Qui si parla di futuro: dove vuole andare questa Regione? Vorrei sentir parlare di semplificazione per il fotovoltaico, non di trivelle. Si fa un passo indietro, rispetto ai progetti di legge di questa Regione dove si incentivano le rinnovabili. Non più investimenti sulle fonti fossili, ma si punti sulle rinnovabili come chiede la mia risoluzione, che è in linea con l’azione del governo. La giunta si opponga con forza ai nuovi pozzi e acceleri gli investimenti sulle rinnovabili, perché raggiungano il 100% entro il 2035, come affermato anche nel Patto per il clima e il lavoro».
Replicando ad altri interventi, Piccinini ha ribadito che “la risposta alla crisi è mettere un tetto ai prezzi dell’energia e attuare uno scostamento di bilancio. Il M5s ha chiesto la dilazione delle spese militari dal 2028 al 2030. Per il referendum 2016, Giorgia Meloni disse che la legge va abrogata perché si inquina il mare. Purtroppo ho sentito dichiarazioni peggiori di quanto mi aspettassi, in questa risoluzione a ‘firma allargata’. Ritorno al carbone? Avrei voluto sentir parlare di stop alle trivelle in linea con le dichiarazioni dell’assessore Colla e del presidente Bonaccini, che diceva di non voler autorizzare nuove trivellazioni. La mia risoluzione riprende l’orientamento del presidente”. Piccinini ha proseguito: “Semplificazione? Sì ma anche per il fotovoltaico: solo il 9% degli impianti ha ottenuto l’autorizzazione. Ci sono 40 Gigawatt fermi. Ma nemmeno Baruffi ne ha parlato. C’è una questione politica. Il M5s ha dialogato sempre e non ha mai fatto mancare la collaborazione. Se il dialogo viene meno, abbiamo un problema”.
Gianni Bessi (Partito democratico) ha anticipato il voto contrario alla risoluzione Piccinini e ha sostenuto la nuova risoluzione “nel rispetto della responsabilità e delle norme nazionali. La pubblicazione del Pitesai, da parte del governo, pianifica la programmazione energetica, che è un piano regolatore che si integra nella regolazione marina imposta dalla Ue. La risoluzione segue le norme nazionali: transizione energetica, sostenibilità economica, ambientale e culturale, decarbonizzazione e sviluppo delle fonti rinnovabili. E per il Pd sono adeguati anche gli impegni delle leggi nazionali, fra cui quelli per le attività estrattive”.
Giancarlo Tagliaferri (Fdi) ha commentato che “non siamo la Francia che gestisce la transizione ecologica con le centrali nucleari, non siamo la Germania che annuncia la riapertura di centrali a carbone. Da noi ci sono assolutisti e opportunisti. Gli assolutisti sono ecologisti che tutelano l’ambiente avulsi dal contesto, lontani dalla realtà. Gli opportunisti non hanno mai avuto interessi nell’ambiente, ma, annusando spazi elettorali, si travestono da sacerdoti dell’ambiente, provocando effetti dannosi. Noi siamo lontani da queste posizioni. Oggi servono azioni straordinarie. La risoluzione è condivisibile. Nessuno si ricorda del patrimonio di gas metano che abbiamo in Adriatico. Servono semplificazioni per agire subito”.
Secondo Emiliano Occhi (Lega) “il voto della Lega è convinto. Su questi temi serve un’unità di intenti. La reale sovranità politica di un Paese deve passare dalla sovranità energetica. Vedo che la guerra ha acuito le menti: la Germania torna al carbone, la Commissione Ue riapre a gas e nucleare. Il tema è: quando, come e in che tempi”. Per Occhi “ci sono processi industriali che alcuni sembrano ignorare: ad esempio, sembra inimmaginabile sostituire il gas in alcuni processi produttivi ‘energivori’ (ad esempio per la produzione di cemento o vetro o acciaio). Con gli idrocarburi si produce tanta energia in poco tempo per questi settori industriali. L’Italia, seconda manifattura europea, ha dimenticato per troppo tempo questa situazione, credendo alle sirene dell’ambientalismo ideologico e della globalizzazione. Nel 1994 si estraevano 20 mld i metri cubi di gas italiano. Se siamo al top della manifattura, lo dobbiamo a Enrico Mattei, che ha portato il gas in Italia. Il patrimonio di competenze dell’Eni lo abbiamo portato in giro per il mondo. Poi ci abbiamo rinunciato”.
Silvia Zamboni (Europa Verde) ha subito dichiarato che “la risoluzione non avrà il voto favorevole di Ev. Pensavamo ad altre forme per rispondere al caro energia che pesa su famiglie, imprese ed Enti locali. Il governo potrebbe utilizzare il surplus dell’Iva, invece che avviare nuove trivellazioni. Le riserve di gas, lo dicono esperti del Cnr, sono circa 100 miliardi di metri cubi. L’Italia ne consuma circa 70 all’anno, quindi ci sarebbero risorse per un anno. E i giacimenti che si stanno sfruttando si stanno esaurendo”. Inoltre, Zamboni sostiene che “con le estrazioni si creerebbero nuovi problemi: subsidenza, incremento dell’inversione salina (l’acqua dal mare al Po), l’erosione delle coste prendendo sabbia al largo. Gli ambientalisti sono abituati alle caricature: il partito del no. Noi abbiamo il torto marcio di vedere i problemi in anticipo e così sembriamo visionari. Da anni diciamo ‘rinnovabili’. Ma in Italia i piani energetici sono stati fatti da Eni ed Enel. Enel ora ha capito e punta al carbon neutral. La risoluzione guarda al passato e non risolve il problema. La Germania ha l’obiettivo dell’80% di rinnovabili. L’Italia dovrebbe, al 2030, installare 7 Gigawatt all’anno: ora ce n’è solo uno. Macché eolico, meglio trivellare! Gli investimenti sbagliati non risolvono i problemi. Vedi la tassonomia verde europea che inserisce nucleare e gas”.
Michele Barcaiuolo (FdI) ha esordito affermando che “i governi degli ultimi 10 anni dovrebbero essere messi sotto inchiesta per le politiche energetiche. In Italia manca una politica energetica dai tempi di Enrico Mattei. L’ultimo Governo di centrodestra fece un accordo con la Libia, ma qualcuno fece scoppiare la guerra per l’energia e trarne benefici, tra cui attuali alleati come la Francia”. Per il consigliere di Fdi bisogna “guardare ai pozzi di gas che abbiamo in Adriatico. Molti sono fermi da tre anni perché non ci sono le autorizzazioni: la politica ha scelto questo. Dei 1.298 pozzi esistenti, 752 sono attivi, ma non eroganti. Stiamo dicendo di utilizzare le infrastrutture esistenti su cui si è investito. Nel 2021 sono stati estratti 3,3 miliardi di metri cubi di gas, in un anno se ne potrebbero estrarre 30 miliardi. Invece, si è scelto di estrarre solo il 6% del gas di cui abbiamo bisogno. Qui il gas ci costa 5 centesimi al metro cubo, ma quello comprato all’estero costa 70 centesimi. Intanto, ci sono aziende che stanno chiudendo”.
Giulia Pigoni (Lista Bonaccini) ha evidenziato che “a causa della guerra e della crisi stiamo pagando un conto molto salato. Il costo dell’energia mette in ginocchio imprese e famiglie. Occorre accelerare per diversificare le fonti energetiche. La risoluzione è positiva nel sollecitare il governo e nel riaprire i pozzi di gas. Diciamo sì alla riattivazione provvisoria delle centrali a carbone, alla realizzazione di rigassificatori, alla riattivazione di tutte le perforazioni in Adriatico. Il tema oggi è come sfruttare le fonti energetiche interne. E qui annunciamo il voto contrario alla risoluzione della consigliera Piccinini. La politica europea è stata deficitaria, sottovalutando il Piano energetico. Alla consigliera Zamboni chiedo: cosa accade se teniamo chiuse le produzioni in regione? La transizione energetica e la decarbonizzazione sono un obiettivo, a patto che ci sia sostenibilità sociale ed economica”.
Per Valentina Castaldini (Forza Italia) “oggi abbiamo il compito di guardare anche alla discussione europea sugli stoccaggi. Il rischio è la tenuta del sistema produttivo. Dobbiamo diversificare le fonti energetiche e affrancarci dalla Russia. L’augurio è che non ci siano perplessità su un tema fondamentale”.
Igor Taruffi (ER Coraggiosa) ha sottolineato che “il centrodestra ha invocato indagini sui governi precedenti per le politiche energetiche. Sono state attaccate alcune forze politiche dicendo che ignorano i processi industriali. Nei governi degli ultimi 20 anni ci sono, però, molti partiti del centrodestra. Oggi scontiamo errori sulla mancata programmazione di un piano energetico nazionale. Dobbiamo considerare la catastrofe ambientale verso cui siamo diretti, grazie al modello economico e di sviluppo in cui viviamo”. Per il capogruppo, “abbandonare i combustibili fossili è un imperativo categorico. Molte imprese chiedono al sistema pubblico di sbloccare i vincoli e semplificare per produrre energia pulita dalle rinnovabili, creando posti di lavoro e limitando la dipendenza da altri Paesi. Da che parte vogliamo andare?”.
Il sottosegretario alla presidenza della Giunta, Davide Baruffi, ha messo in evidenza che “ci sono elementi divisivi nella discussione. Ci sono temi che attengono per il 95% a questioni non afferenti alla programmazione che giunta e aula dovranno assumere. La navigazione è a vista per tutti. E per l’Italia ancora più di altri Paesi. Mai come ora c’è la necessità che sia la Ue a proporre soluzioni diverse dal passato. L’Italia è esposta senza un ombrello europeo. Senza, è difficile mettere in sicurezza famiglie e imprese”. Anche su iniziativa della Regione, ha continuato, “è stata posta al centro la questione energetica. Ci sono risultati positivi nel tenere insieme gli obiettivi strategici (il Pnrr che investe moltissimo in transizione ecologica) e affrontare lo choc con misure immediate, che non contrappongano però imprese e lavoro. Bene il governo che ha approvato il Pitesai. Dobbiamo rispondere allo choc, anche definendo la quota di approvvigionamento, e accelerare sulla transizione ecologica e sulle rinnovabili. Altrimenti restiamo un Paese vulnerabile. E proprio per questo il Piano triennale dell’Emilia-Romagna sarà più veloce del Piano energetico adottato in precedenza”.
In dichiarazioni di voto, Marcella Zappaterra, capogruppo Pd, ha ricordato che “affronteremo il Piano energetico nei prossimi mesi. Dico no alle semplificazioni e ai modi ideologici. I provvedimenti non riguardano un settore unico. Siamo un Paese esposto e i prezzi vanno sostenuti così come famiglie e imprese. Vanno fatte scelte innovative, ma non con un approccio retorico. Qui siamo tutti a favore delle rinnovabili. La posizione del Pd è chiara: no a nuove trivelle, ma rafforzare e potenziare le concessioni in vigore. L’Off shore, poi, non è di nostra competenza, ma del governo”.
Zamboni ha risposto a Pigoni dicendo che “non siamo il mago Otelma, che fa previsioni. Abbiamo preso sul serio i primi studi, per altri irrilevanti. Da anni si parla di global warming. Positivo Baruffi sul no alle contrapposizioni tra ambiente e lavoratori. E ad ammazzare le rinnovabili, anni fa, fu il governo Berlusconi”.
Taruffi, infine, sempre in sede di replica ha ricordato il no della Meloni alle trivelle nel 2016, poi si è rivolto al Pd: “Fra un po’ affronteremo il Piano energetico regionale. Nella discussione di oggi – Zappaterra, Bessi, Baruffi – ci sono elementi che ci tengono insieme, ma ci sono anche differenze”.
(Gianfranco Salvatori)