Sanità e welfare

Pd: “Investire nel lavoro e nella formazione dei caregiver”

Interrogazione chiede alla Giunta di potenziare il lavoro di cura a lungo termine, svolto soprattutto da donne, regolando questo settore che vede molto “sommerso”. Si potrebbero usare i fondi Pnrr e i programmi Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) e Fse (Fondo sociale europeo)

Potenziare il mercato del lavoro di cura a lungo temine e di intervento in continuità assistenziale a domicilio, con attenzione agli investimenti nell’offerta formativa per accrescere le competenze e le abilità dei caregiver (familiari assistenti).

Lo chiede la consigliera Palma Costi (Partito democratico) in un’interrogazione firmata anche da Marcella Zappaterra, Francesca Maletti, Matteo Daffadà, Roberta Mori, Marilena Pillati, Stefano Caliandro, Andrea Costa e Ottavia Soncini.

La consigliera dem elenca una serie di richieste alla Giunta: se non ritenga “necessario un investimento finalizzato ad accrescere le competenze delle persone che operano, o intendano operare, nel lavoro di cura quale condizione per garantire qualità del servizio erogato alle persone assistite e quale condizione per migliorare le condizioni di lavoro degli operatori”. Costi, poi, chiede di definire “un’offerta formativa che permetta di definire e di descrivere competenze, conoscenze e abilità necessarie per operare professionalmente nel mercato del lavoro di cura e che consenta alle persone di mettere in trasparenza esiti formativi e valorizzare eventuali esperienze pregresse maturate dai caregiver”. L’offerta formativa potrebbe essere finanziata con i programmi Fse+ (Fondo sociale europeo) e Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori), “per accompagnarle nell’ingresso nel mercato del lavoro e corrispondere alla domanda di assistenza qualificata espressa dalle persone che necessitano di cure e dalle loro famiglie”.

Sarebbe, poi, “fondamentale sostenere la formazione di competenze per l’umanizzazione della cura, facilitando un linguaggio comune e un approccio sinergico, rendere le persone protagoniste consapevoli del prendersi cura, come occasione di ricomposizione di tutto il lavoro di cura: dagli operatori professionali dei servizi residenziali e domiciliari, ai familiari, ai volontari, nel rispetto di competenze tecniche e di aree di abilità ma come volontà di operare in modo competente per mettere al centro la persona nel percorso di cura”. Costi vuole sapere dalla Regione se “non ritenga che i centri per l’impiego così come ridisegnati su base distrettuale, debbano avere una funzione fondamentale nell’incontro di domanda/offerta di lavoro di cura regolare, in collaborazione con la rete dei servizi pubblici e privati esistenti nel distretto” e, infine, se si valorizzi il “Portale LavoroXTe dell’Agenzia Regionale per il Lavoro prevedendo una sezione specifica dedicata al lavoro di cura”.

Spesso, afferma la consigliera Dem, il lavoro di cura (si stimano 700mila intermediazioni l’anno in Italia) nelle famiglie è sommerso, senza contratti regolari e determinando “un’illegalità diffusa”. La richiesta di assistenza è crescente nonostante la Regione abbia creato norme, servizi e finanziamenti pe rispondere ai bisogni della popolazione sempre più anziana. Ad affacciarsi al “più importante mercato del lavoro italiano” sono persone in cerca di un lavoro (donne straniere e italiane soprattutto) ma anche familiari impoveriti dopo essere stati caregiver per lungo tempo. E questo mercato “necessita di essere riconosciuto e reso trasparente”. Costi suggerisce il possibile utilizzo dei fondi del Pnrr, oltre che dei programmi Gol e Fse, per la formazione “rispondendo in modo conseguente anche a quanto contenuto nella legge sui caregiver familiari”. Questa impostazione, conclude la consigliera, “potrebbe cogliere anche le esigenze di occupazione delle popolazioni ucraine che stanno fuggendo dalla guerra, soprattutto donne”.

(Gianfranco Salvatori)

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