“La situazione del personale femminile e maschile in Emilia-Romagna” è il titolo dell’incontro organizzato venerdì 8 aprile in Assemblea legislativa per fare il punto sull’occupazione in regione.
Nel Bilancio di genere 2021 (strumento di monitoraggio della Regione per valutare l’azione amministrativa sulle politiche di genere), risulta che le più penalizzate dalla pandemia da Covid sono le donne. Per la prima volta dal 2013 l’occupazione femminile nel 2020, l’anno dello scoppio dell’emergenza sanitaria, è calata al 49% (in Europa le donne occupate sono il 62,7%). In Emilia-Romagna il tasso di occupazione femminile nel 2021 è del 66,4% (uomini 81,2%), in linea con il tasso di occupazione femminile europeo. In Italia, a dicembre 2021, è salito al 50,5%, migliorando il dato in calo dell’anno del Covid al 49%. Resta tuttavia un gap rispetto alle percentuali di occupazione maschile. Di questo, e di come colmare il divario, si è parlato nell’incontro coordinato dalla consigliera di Parità Sonia Alvisi.
Nel suo intervento la presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti ha ribadito: “Riportare al centro l’attenzione per le pari opportunità sul lavoro deve essere una priorità. Impossibile pensare di procrastinare temi decisivi come questo per il superamento delle disuguaglianze. Pur con le difficoltà legate alla pandemia, in Emilia-Romagna il tasso di occupazione femminile nel 2021 è del 66,4%, in linea con la percentuale europea. Numeri che confermano la nostra regione tra i primissimi posti in Italia. Ma non basta, perché il divario tra donne e uomini resta. Abbiamo quindi il dovere di prodigarci affinché ogni strumento che incentivi il lavoro femminile, come la legge 162 promossa dalla deputata Chiara Gribaudo, che ringraziamo per il suo impegno, venga promosso e attuato, perché il futuro non può prescindere da un ruolo centrale delle donne”.
Per la consigliera di Parità Sonia Alvisi “L’anno 2021 ha segnato una tappa importante nel percorso normativo teso a dare attuazione all’articolo 37 della Costituzione in tema di parità retributiva tra uomo e donna. Nel 2020 sono stati analizzati 1.070 rapporti biennali che hanno interessato circa 227mila lavoratrici e 242mila lavoratori da cui emerge che l’occupazione femminile è maggiore in categorie come operaie e impiegate. Dall’analisi del dato retributivo è emerso che 1/4 delle aziende dell’Emilia-Romagna hanno un gap inferiore del 10% a favore delle donne contro i 3/4 che hanno un gap negativo. Le impiegate sono quelle più penalizzate: più del 75% delle aziende ha un gender pay gap sfavorevole che supera il 10%. Per le operaie specializzate, in almeno il 10% delle aziende, vi è un gender pay gap a loro favore almeno del 10%. Poiché gli stereotipi nascono da un vuoto normativo, gli strumenti che possono contrastarli sono: l’informazione, la formazione, la conoscenza, l’analisi dei dati e così via. Anche le modifiche del Codice delle pari opportunità possono contribuire a stabilire un legame positivo tra la trasparenza delle informazioni e la parità di retribuzione. Ci vorrà ancora un po’ di tempo per sfondare il famoso soffitto di cristallo e accanto si pone il tema della maternità. A causa della pandemia le diseguaglianze sono aumentate e hanno colpito maggiormente le donne. Abbiamo un grande lavoro davanti per applicare la Legge 162/2021 e per favorire la piena occupazione. D’altro canto, anche attraverso il Pnrr il nostro governo punta a raggiungere l’obiettivo della parità di genere”.
La consigliera Silvia Zamboni ha commentato: “L’obiettivo della parità di genere deve essere una priorità trasversale e condivisa. Ognuno deve fare la propria parte, con gli strumenti che ha a disposizione. Va in questa direzione la risoluzione che ho presentato, e che è stata approvata dall’Assemblea legislativa, per sollecitare la Regione Emilia-Romagna a favorire l’introduzione del Gender responsive public procurement (Grpp) nelle procedure di gara regionali, cioè a prevedere criteri premiali volti ad attribuire un punteggio tecnico migliorativo alle imprese che garantiscono parità di genere al proprio interno. La piena partecipazione delle donne al mondo del lavoro non risponde solo a un loro diritto a poterci essere ma porta anche vantaggi per l’intera società, quali ad esempio l’aumento del Pil e il miglioramento della qualità dell’ambiente lavoro”.
A concludere l’incontro è stata Chiara Gribaudo, deputata promotrice e relatrice della legge 162 che ha modificato il Codice di pari opportunità per l’eguaglianza uomo-donna nel lavoro, che ha spiegato: “Grazie alla legge 162/2021, approvata all’unanimità dal Parlamento, l’Italia è diventata un modello a livello europeo sul piano normativo. Questa settimana, infatti, l’Europarlamento ha votato la relazione sulla proposta di direttiva sulla parità di genere che contiene alcuni elementi simili alla legge 162, di cui sono stata promotrice. Fra questi c’è la trasparenza sul trattamento dei dipendenti dello stesso datore di lavoro, la lotta al gender pay gap e la certificazione delle aziende virtuose. Questo però non deve farci abbassare la guardia, il cammino per la parità di fatto è ancora lungo e il nostro Paese è fra quelli più indietro. Ora bisogna vigilare sui decreti attuativi della legge e promuovere un cambiamento culturale sulla concezione della donna e arrivare a una piena condivisione del carico familiare e a nuovi modelli di leadership più inclusivi”.
Al convegno sono intervenuti anche Marco Peruzzi, docente all’Università di Verona, e Donata Favaro, docente all’Università di Padova. Hanno portato un saluto istituzionale Pier Paolo Redaelli, presidente Consulta regionale consulenti del lavoro, Luca Piscaglia, presidente Anci Emilia-Romagna, Cristina Pattarozzi, segretaria Cgil Bologna, Giuseppina Morolli, segretaria Uil Emilia-Romagna, Elisa Fiorani, responsabile Coordinamento donne e politiche di genere Cisl Emilia-Romagna, e Francesca Bagni Cipriani, consigliera nazionale di Parità.
(Lucia Paci)