COMUNICATO
Sanità e welfare

SANITÀ. ABORTI IN CALO DEL 7,4% NEL 2015, DAL 2006 RIDUZIONE DEL 27,5%/ PDF

Report su Ivg alle commissioni Sanità e Parità. Soddisfazione tra le forze politiche per il trend. Medici obiettori al 53%

Sono 7.848 le interruzioni di gravidanza (IVG) effettuate in Emilia-Romagna nel 2015 (-7,4% rispetto al 2014), di cui 6.944 a carico di donne residenti in Emilia-Romagna. In commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Paolo Zoffoli, in seduta congiunta con la commissione per la Parità e per i diritti delle persone, presieduta da Roberta Mori, è stato presentato il report 2015 sulle interruzioni di gravidanza nella nostra regione.

Il trend, si legge nel report, “è in costante diminuzione, tra il 2006 e il 2015 il calo è stato del 27,5%, il numero è sceso sotto quota 10.000 a partire dal 2012 (non succedeva dal 1979). Le IVG di donne residenti in Emilia-Romagna costituiscono l’88,5% degli interventi eseguiti in regione (88,0% nel 2014), mentre sono l’8,9% (701 casi) quelle effettuate da residenti in altre regioni e il 2,6% (203) quelle effettuate da residenti all’estero (in ulteriore diminuzione). Gli aborti terapeutici rappresentano il 2-6% del totale”.

Analizzando i dati in base all’Azienda di residenza, si esplicita, “la quota di donne con cittadinanza straniera risulta variare dal 33,0% per le residenti nell’Ausl di Imola al 54,8% dell’Ausl di Piacenza, in relazione alla diversa numerosità di donne immigrate nella popolazione. A livello regionale, tra le residenti, il 43,4% degli interventi è a carico di cittadine straniere. Il tasso di abortività della popolazione straniera è più elevato di quello della popolazione italiana (17,5 per mille contro il 5,1 per mille). Gli aborti terapeutici, in aumento, rappresentano il 2-6% del totale”.

Per quanto riguarda il luogo della certificazione, si evidenzia nella relazione, “nel 2015 tra le residenti il 69,8% si è rivolta al consultorio familiare, dato in costante crescita negli anni e decisamente più alto della media nazionale (41,6% nel 2013, ultimo dato disponibile); la quota di certificati rilasciati da un ambulatorio ostetrico-ginecologico è del 13,7%, mentre sono il 16,1% i certificati rilasciati da un medico di fiducia”. Nelle strutture sanitarie dell’Emilia-Romagna che praticano interruzioni volontarie di gravidanza, si rimarca, “l’incidenza dell’obiezione di coscienza riguarda oltre la metà dei medici ostetrici-ginecologi (53,1%, leggermente in diminuzione negli ultimi due anni) e circa un terzo dei medici anestesisti (32,5%), con una grande variabilità tra le Aziende. I corrispondenti dati medi nazionali (2013) risultano decisamente più elevati (rispettivamente pari al 70,0% e al 49,3%)”.

“L’obiettivo- è intervenuta la presidente Roberta Mori– è realizzare condizioni migliori per le donne in questo passaggio complicato, monitorando la qualità dei servizi, garantendo un’informazione corretta e capillarizzando i consultori familiari”. La percentuale dei medici obiettori, ha aggiunto, “fa riflettere, è fondamentale garantire il funzionamento e l’organizzazione del sistema sanitario”.

Il presidente Paolo Zoffoli ha rilevato che “da quando è stata approvata la legge regionale del 2008 il trend è in continua diminuzione”. È importante, ha aggiunto, “monitorare le diverse aree per superare le criticità e, in particolare, per ridurre il dato delle interruzioni relative alle persone straniere”.

“È necessaria- ha riferito Raffella Sensoli (M5s)– la giusta integrazione tra servizi sociali e servizi sanitari, il fulcro deve essere rappresentato dai consultori, che in Emilia-Romagna non funzionano come dovrebbero”. La consigliera ha poi chiesto la previsione di un quadro chiaro e definito sull’obiezione di coscienza in regione.

Per Daniele Marchetti (Ln) “è positiva la diminuzione delle IVG in regione, collegata alla garanzia di un’adeguata informazione, facendo prevenzione”. Il consigliere ha, inoltre, rilevato l’importanza di garantire percorsi di sostegno adeguati successivi all’aborto.

“La legge 194- è intervenuta Nadia Rossi (Pd)– non sempre viene correttamente applicata, in diverse regioni viene violato il diritto della salute della donna”. In Emilia-Romagna, ha poi spiegato, “i dati sono più confortanti, i servizi sono efficienti, anche se si può fare meglio e di più”. L’elevato numero in Italia di medici ostetrici-ginecologi obiettori, ha aggiunto, “non è un dato che rassicura, molte donne sono costrette a emigrare da una regione all’altra”.

Per Giuseppe Paruolo (Pd) “il problema dell’obiezione di coscienza è correlato e va affrontato relativamente alla fruibilità del servizio, se ci sono limitazioni nell’accesso del servizio”. “Non dobbiamo- ha concluso- violare i diritti di nessuno”. Infine, ha chiesto di avviare una riflessione sulla necessità dell’utilizzo dei test genetici.

“Il dato è positivo- ha riferito Enrico Aimi (Fi)-, in controtendenza rispetto agli anni precedenti”. Sulla scelta dell’obiezione ha dichiarato che “non possiamo intervenire su questioni che riguardano la sensibilità, la cultura e anche l’appartenenza religiosa dei medici”. D’accordo, ha aggiunto, “nel mettere al centro la scelta della donna, senza però svincolarla dai diritti del nascituro”.

In conclusione, la Giunta, in risposta a Paruolo, ha riferito che “il test genetico sul sangue materno è tra gli obiettivi del sistema sanitario regionale, sostituendolo al test combinato”.

(Cristian Casali)

Sanità e welfare