Scuola giovani e cultura

Lisei (Fdi): “Lezione non svolta in scuola superiore Forlì-Cesena per rispetto Ramadan”

Decisione assunta per accondiscendere la volontà dei due studenti di non ascoltare un brano musicale, oggetto di lezione, in quanto pratica vietata in periodo di Ramadan

La Regione chiarisca cosa è avvenuto in una scuola secondaria di secondo grado della provincia di Forlì-Cesena, dove una lezione di letteratura sarebbe stata annullata: il docente aveva predisposto l’ascolto di un brano musicale, ma due studenti musulmani avrebbero detto di essere in periodo di Ramadan e che per loro l’ascolto della musica era vietato.

A chiedere spiegazioni è il capogruppo di Fratelli d’Italia, Marco Lisei, con un’interrogazione alla Giunta in cui chiede “se e in che modo intenda intervenire per tutelare il diritto e il dovere degli studenti di seguire le lezioni come decise dai docenti nell’esercizio della piena ed effettiva tutela dei principi di laicità dello Stato e dell’autonomia scolastica prevista dal nostro ordinamento e se intenda assumere provvedimenti a riguardo”.

Il consigliere, riprendendo fonti di stampa, afferma che l’ascolto del brano non era un momento di svago “ma frutto di scelta educativa” compiuta dal docente “nella piena e legittima autonomia formativa”. La dirigente scolastica, a cui l’insegnante si è rivolto, avrebbe stabilito che a decidere fossero i genitori, perché non aveva un’altra attività didattica per i due ragazzi di religione musulmana, non volendo discriminarli.

I genitori si sarebbero detti d’accordo “compiendo cosi di fatto una discriminazione ai danni della maggioranza degli studenti i quali non avrebbero potuto sostenere la lezione come il docente l’aveva pensata in ragione di un non meglio precisato principio di non discriminazione che la Dirigente scolastica avrebbe ritenuto di perseguire, evidentemente confusa e poco preparata sui principi giuridici, ordinamentali nonché costituzionali che delineano la funzione della scuola in Italia”. Secondo Lisei, per risolvere il problema si sarebbe potuto organizzare un’altra attività didattica, “senza qui soffermarsi sulla basilare considerazione che nella scuola italiana dovrebbero essere insegnati, pure ai fini di una piena ed effettiva integrazione, gli usi e i costumi del nostro Paese”.

(Gianfranco Salvatori)

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