COMUNICATO
Governo locale e legalità

COMUNI. FUSIONI, RESPINTA A MAGGIORANZA MOZIONE CENSURA ALL’ ASSESSORE PETITTI

A favore Ln, Fi e Fdi-An, contro Pd, Sel e AltraER, astenuto M5s

Respinta a maggioranza la mozione di censura nei confronti dell’assessore al Riordino istituzionale, Emma Petitti, sottoscritta dai consiglieri di Ln, Fi e Fdi-An. Hanno votato a favore i proponenti, contrari Pd, Sel e AltraEr, astenuto il M5s.

Al centro del documento uno dei punti cardine del Programma di mandato della giunta, quello delle fusioni di Comuni, che avrebbe come traguardo da raggiungere entro il 2019 “di portare a 300 il numero dei Comuni” in Emilia-Romagna. All’indomani della “chiara battura d’arresto” nell’attuazione del progetto di fusione (determinata dai referendum consultivi che si sono svolti il 16 ottobre scorso per l’istituzione di 6 nuovi Comuni mediante la fusione dei 16 attuali) i firmatari mettono in evidenza la “sconfitta politica” dell’assessore che “non ha saputo, né voluto prendere atto del fallimento delle politiche regionali da lei propugnate, risultando incapace di aprire la strada a un rinnovato confronto sulla materia e a una credibile valutazione delle ricadute negative che sono state registrate in fusioni già in essere”.

La mozione non è tuttavia da intendere come una “censura personale” nei confronti dell’assessore, né una bocciatura pregiudiziale dell’istituto delle fusioni- afferma Massimiliano Pompignoli (Ln), presentando il documento- si tratta, al contrario, di una presa d’atto politica del fallimento del progetto così come portato avanti dall’esecutivo regionale. “I segnali arrivati dall’esito referendario parlano chiaro: serve una pausa di riflessione, oltre a una presa d’atto che il percorso previsto dalla legge è sbagliato”.

Anche per Galeazzo Bignami (Fi) non si tratta di una “censura” sull’attività dell’assessore, ma l’occasione per “fare il punto sull’istituto delle fusioni”, la cui percezione è evidentemente “negativa” in parte dei cittadini che vedono più svantaggi che vantaggi in questi processi. Di qui la necessità, a parere di Bignami, di avviare una riflessione nel merito per rendere più efficace il percorso, senza procedimenti “imposti, irreversibili e inarrestabili”.

Una “strumentalizzazione politica, un atto di revanscismo”. Stefano Caliandro (Pd) afferma di provare “imbarazzo” di fronte a questa mozione di censura che va a toccare un tema, quello delle fusioni, che vede la Regione Emilia-Romagna al primo posto in Italia. “Fusioni che- a suo avviso- servono a dare una prospettiva di crescita alle nostre comunità, salvaguardando i servizi a cittadini e famiglie e intervenendo sulla semplificazione, nel rispetto delle appartenenze territoriali e senza mostrare atteggiamenti paternalistici”.

“Una mozione di censura destituita da fondamento, che respingiamo con determinazione”. Questo il parere di Igor Taruffi (Sel), che difende i processi di fusione, soprattutto dopo l’approvazione della legge regionale 15, nel luglio 2016, che ha apportato “modifiche importanti” alla normativa di settore. Processi, dunque, che “non sono imposti”, anche se la legge lo consentirebbe, ma rappresentano “un importante passaggio di riforma del paese” e “strumenti utili per garantire servizi ai cittadini”.

Anche Andrea Bertani (M5s) considera questa come l’occasione per tornare sul tema delle fusioni, che sono un “fatto positivo se portano semplificazione e vantaggi”, ma non sempre è così. Il processo- aggiunge- non può essere un’imposizione, ma una scelta assunta dai cittadini già prima dell’inizio del percorso: “le scelte- sintetizza- si fanno per convinzione e non per costrizione, in caso contrario aumenta la sfiducia nelle istituzioni”.

Una mozione di censura, questo prevede il Regolamento, che è in realtà una mozione di dissenso- sottolinea Tommaso Foti (Fdi-An)– non sulle convinzioni dell’assessore sulle fusioni, ma sul continuo sbandierarle sul piano politico come elemento di acquisizione del consenso, che avviene, per altro, attraverso la promessa di risorse in cambio del risultato. Foti accusa la Giunta di “vivere in un mondo virtuale che è a una distanza siderale dalla realtà”: il “consenso- afferma- non si acquista ma si conquista, ai cittadini le fusioni si spiegano non partendo dai soldi, ma da una corretta lettura del territorio”.

Respinge la mozione di censura il presidente Stefano Bonaccini: “l’assessore sta lavorando molto bene”- afferma- e lo dimostra “il fatto stesso che arrivano richieste di fusione dal territorio” che evidentemente testimoniano l’idea degli amministratori che “sia positivo provarci”. Bonaccini rivendica i risultati “non disprezzabili” raggiunti dalla Regione Emilia-Romagna rispetto al resto del Paese, dove “si fa fatica a vedere processi di fusione”. Fusioni che sono certamente un capitolo importante del Programma di mandato- spiega- ma non la stella polare, nella scala delle priorità non sono il punto centrale come lo sono, per esempio, il lavoro, il contrasto alla disoccupazione e la sanità. Mi auguro- conclude- che questi processi possano continuare perché sono un’opportunità per i Comuni, ma ci vuole anche un atteggiamento di maggiore prudenza da parte degli amministratori nell’intraprendere i percorsi.

Pompignoli
e Bertani sono poi intervenuti nuovamente in dichiarazione di voto. Il primo ribadendo tra l’altro che “le risorse pubbliche non possono essere utilizzate come mezzo per sollecitare e propagandare le fusioni” e il secondo sottolineando che “è il momento di fare il punto sui processi di fusione”.

 (Antonella Celletti)

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