Non aver evaso le pratiche per la concessione d’uso di aree demaniali (derivazione di acque superficiali e sotterranee) potrebbe aver provocato la mancata riscossione di crediti da parte della Regione, anche perché le bollette si prescrivono dopo 5 anni.
È il tema sollevato dalla Lega in un’interrogazione alla giunta in cui chiede il numero di pratiche, comprese quelle precedenti al 2015, a quanto ammontino i crediti non riscossi, quante pratiche “rimangano aperte e quante invece siano state completate negli ultimi cinque anni”. Infine, il Carroccio chiede “se la Regione intenda rivedere il meccanismo che impedisce sia la regolare attività delle imprese sia il controllo di eventuali abusi e il recupero dei crediti di competenza regionale”.
“La Regione Emilia-Romagna negli anni scorsi -scrive la Lega- è rimasta indietro nella concessione delle pratiche autorizzatorie all’utilizzo di beni del demanio idrico, mettendo anche in difficoltà molte imprese che nelle more della conclusione degli iter amministrativi si sono viste costrette a rinunciare o limitare la propria attività ovvero scegliere di procedere comunque in difformità, spesso in assenza della determinazione degli importi e degli aggiornamenti dei canoni concessori dovuti, rimasti quindi inevasi”. Il Carroccio conclude sottolineando le difficoltà di Arpae e Regione “sia nel controllo sulla sussistenza di eventuali crediti derivanti dall’utilizzo di beni del demanio idrico sia nel recupero dei crediti di competenza regionale derivanti dall’utilizzo legittimo o abusivo del demanio idrico”.
(Gianfranco Salvatori)
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