Sanità e welfare

“Potenziare la rete di assistenza per chi soffre di endometriosi, vulvodinia e fibromialgia”

Le commissioni Parità e Politiche per la salute hanno ascoltato i rappresentanti delle associazioni che si occupano di patologie ancora poco conosciute e per le quali occorre un approccio adeguato

Potenziare la rete di protezione, supporto e assistenza per chi soffre di endometriosi, vulvodinia e fibromialgia. Un obiettivo del quale si è discusso nelle commissioni Parità e Politiche per la salute, riunite in seduta congiunta. Nell’occasione è stato fatto il punto sulla conoscenza e presa in carico di chi è affetto da queste patologie, di cui si è iniziato a parlare in tempi relativamente recenti e sulle quali il sistema sanitario regionale sta concentrando attenzione in collaborazione con la rete di associazioni presenti sui territori.

Il presidente della commissione Parità Federico Amico ha evidenziato “l’invito a partecipare alle associazioni che hanno un’interlocuzione con l’assessorato alla Sanità, poiché il tema della medicina di genere, e di appropriatezza delle cure, ha bisogno di essere approfondito”.

Ottavia Soncini, presidente della commissione Salute ha aggiunto: “La medicina di genere si è affermata in tempi recenti ed è espressione di medicina personalizzata, con attenzione al genere, la cui finalità è l’appropriatezza nella cura”.

Hanno quindi preso la parola Fabia Franchi e Rossana De Palma della direzione regionale Sanità, che hanno spiegato che “l’endometriosi è la prima causa di dolore pelvico per le donne in età fertile, è causa di infertilità e coinvolge una platea estesa anche nella nostra regione. In Emilia-Romagna è iniziato un percorso di lavoro con i medici e in collaborazione con associazioni e centri che si occupano della cura dell’endometriosi per seguire le pazienti. Una rete che comprende ambulatori, consultori, ginecologi privati e ospedali fino al polo di terzo livello, l’ospedale Sant’Orsola di Bologna, che sviluppa anche formazione e ricerca sulla patologia. Le linee di indirizzo per la diagnosi e il trattamento dell’endometriosi sono costruite con le associazioni ma non sono ancora inserite nei Lea (Livelli essenziali di assistenza)”. Le due funzionarie, infine, hanno ricordato che “nell’ultima legge di bilancio statale sono stati stanziati 5 milioni di euro per lo studio della fibromialgia e che all’Emilia-Romagna sono stati destinati 384mila euro. Fondamentale lavorare sulla rete per intercettare i casi e creare un flusso di dati per dare contezza del fenomeno”.

Roberto Casale dell’Associazione italiana sindrome fibromialgica (sezione Emilia) ha ribadito che “la fibromialgia non è ‘solo’ dolore ma anche disturbo del sonno, disturbi comportamentali e per questo serve avere un pool di specialisti che sappiano come trattarla. Nella fibromialgia c’è una componente biologica ma anche una psicosociale per cui serve omogeneità di approccio”.

Elena Gianello responsabile dell’Associazione italiana sindrome fibromialgica ha spiegato che “l’associazione opera su vari livelli, a partire dalla presa in carico precoce dei pazienti al lavoro svolto nei centri territoriali che si occupano di sensibilizzazione per far conoscere la patologia”.

Annalisa Frassineti, presidente del progetto endometriosi Ape di Reggio Emilia, ha ribadito “l’importanza di fare informazione perché ancora oggi ci sono ritardi diagnostici. Per questo è importante l’appoggio della Regione, affinché si faccia informazione corretta”.

Sara Beltrami ha aggiunto che “spesso si tende a limitare l’endometriosi al solo aspetto ginecologico ma si tratta di una patologia che ha un effetto globale sulla salute. L’endometriosi è una malattia sociale, molte pazienti sempre più spesso rinunciano alle cure in quanto fanno fatica a sostenerne i costi. A tal proposito abbiamo lanciato una petizione con tre punti: creare sensibilizzazione sul territorio regionale, rafforzare la rete diagnostico-terapeutica e rendere gratuite le terapie ormonali essenziali”.

Silvia Piccinini (Movimento 5 stelle) ritiene necessario avviare un confronto più stringente e sollecitare il comitato nazionale che si occupa di vulvodinia, perché rispetto alle altre patologie è più ‘indietro’ per quanto riguarda l’approccio e la conoscenza e si tratta di una vera e propria malattia invalidante”.

Per Roberta Mori (Partito democratico) “la salute e il benessere femminile hanno un’importanza sostanziale. Dobbiamo colmare un gap secolare perché si è teso a uniformare la presa in carico dei pazienti. Invece serve appropriatezza della cura in base al genere, altrimenti si alza il rischio di malattie e di non essere appropriati nella cura”.

(Lucia Paci)

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