Scuola giovani e cultura

Zamboni (Europa Verde): “Poche le statue dedicate alle donne nelle vie e nelle piazze”

Risoluzione per impegnare la giunta a riflettere su questo tema, a individuare le figure femminili che si sono distinte nella cultura, nelle scienze e nella società e valorizzarle sia con le statue sia nella toponomastica

Individuare figure “di donne meritevoli non adeguatamente valorizzate nella statuaria e nella toponomastica” e istituire un fondo regionale “a sostegno della realizzazione di statuaria pubblica per le persone illustri dedicata in particolare a donne che in Emilia-Romagna si siano distinte per meriti professionali, culturali, scientifici, sociali e civici, lasciando un segno nella storia della nostra Regione, ma immotivatamente ancora prive di un riconoscimento nello spazio pubblico”.

È l’impegno chiesto alla Regione da una risoluzione di Silvia Zamboni (Europa Verde) che chiede di coinvolgere anche alcune associazioni che hanno messo in evidenza la carenza di rappresentazione di figure femminili nelle piazze e nella toponomastica.

Zamboni prende le mosse dalla mostra dell’Associazione donne fotografe nel 2017 a Bologna che faceva emergere “l’assenza di statuaria civica dedicata a figure femminili di alto profilo storico, professionale e biografico”. Dal 2021, inoltre, l’Associazione di professioniste dei beni culturali “Mi Riconosci” ha censito le statue dedicate alle donne, dall’Unità d’Italia a oggi, evidenziando che ce ne sono solo 190. Inoltre, la rappresentazione delle donne è “stereotipata” ed esalta il “sacrificio e la cura” e la figura femminile è spesso occupata in lavori umili e pesanti. A favore dell’universo maschile, anche chi realizza le opere: “delle opere che hanno un’attribuzione certa, solo il 5% è stato realizzato da donne, il 4% vede una collaborazione tra autori e autrici, mentre il restante 91% è solo maschile”.

La carenza di statue che ricordino donne è alta anche nella nostra regione: 3 a Bologna, 1 a Rimini, 2 a Reggio Emilia, 2 a Piacenza e 1 a Ravenna”. Infine, conclude Zamboni “anche la toponomastica comunale penalizza le donne” e i Comuni dovrebbero analizzare sia i nomi delle vie e delle strade, sia le statue, “al fine di disporre di un quadro aggiornato dello stato dell’arte che evidenzi le carenze nella valorizzazione di figure femminili di rilievo storico, scientifico, sociale e culturale”.

(Gianfranco Salvatori)

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