Via libera dalla commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Ottavia Soncini, ai bilanci delle aziende sanitarie e delle aziende ospedaliere universitarie dell’Emilia-Romagna.
“Tutte le aziende hanno chiuso sostanzialmente in pareggio, con un avanzo complessivo di circa 88mila euro”, ha rimarcato il direttore generale della sanità regionale Luca Baldino, spiegando poi che sono lievitati i costi collegati al Covid, “792,7 milioni nel 2021, di cui 377,7 milioni (più della metà) coperti grazie a risorse regionali”. “La spesa per il personale sanitario -ha specificato- è arrivata a 3,39 miliardi di euro, mentre quella farmaceutica a 1,67 miliardi”. Baldino ha poi affrontato il tema delle visite specialistiche: “Quelle rimandate nel 2020, 1,6 milioni, sono state tutte recuperate nel 2021 e dei 70mila interventi chirurgici rimandati nel 2020 ne sono stati recuperati 50mila nel 2021 e ad oggi tutti”.
Daniele Marchetti (Lega) è tornato sulla questione Petropulacos: “La dirigente parlò di ‘schifezze’ e, nello specifico, di ‘gestione della cosa pubblica non condivisibile’, su questo non sono mai arrivati chiarimenti, evidentemente qualcosa non ha funzionato, serve trasparenza”. Rispetto al sistema sanitario regionale ha poi chiesto “un cambio di passo, le integrazioni tra aziende sanitarie non stanno funzionando come sperato, l’Ausl di Imola ne è un esempio”. Anche per Simone Pelloni, dello stesso partito, “i problemi sono tanti: liste d’attesa infinite, tempistiche al pronto soccorso inaccettabili, prestazioni non effettuate e così via”. Sulla stessa linea Valentina Stragliati, sempre della Lega: “Sono tanti i problemi nella sanità regionale, a partire da Piacenza, la risposta non è il pareggio di bilancio, servono soluzioni, questo ci chiedono i cittadini”.
Silvia Piccinini (Movimento 5 stelle) ha affrontato il tema del disavanzo nel sistema sanitario regionale: “Sono preoccupata, con il Covid il disavanzo è arrivato oggi a 400 milioni, sarebbe interessante sapere come prosegua l’interlocuzione con Roma, la scelta è continuare a garantire i servizi ai cittadini o tagliare, cosa vogliamo fare? Il rischio è quello di dovere ricorrere sempre più al privato”.
Valentina Castaldini (Forza Italia) ha ironizzato: “Questi bilanci appaiono ‘bellissimi’, in pareggio, ma nella realtà non mancano le anomalie, sui crediti, ad esempio, anche su quelli non esigibili, e permangono dubbi rispetto agli investimenti sul sistema”.
Anche Igor Taruffi (Emilia-Romagna Coraggiosa) ha affrontato il tema del disavanzo: “Inutile negare che mancano risorse importanti da parte del governo nazionale, una situazione che deve essere sbloccata. Con il Covid abbiamo dovuto affrontare uno tsunami”. Per il consigliere è poi importante “conservare la centralità del pubblico, no al modello lombardo, l’assunzione di nuovo personale va in questa direzione”. Federico Amico, dello stesso partito, ha ripetuto che “è stato fatto uno sforzo, anche in termini di impiego di risorse, per aumentare il personale sanitario”.
“Con la straordinarietà della pandemia e una conseguente straordinarietà della spesa, il governo non può farsi di nebbia per poi aumentare gli investimenti per le spese militari, non è accettabile”, ha chiosato Silvia Zamboni (Europa Verde). Servono, ha aggiunto, “maggiori tutele per i nostri sanitari, come chiedono i sindacati di settore, il pubblico in sanità deve rimanere centrale”.
Michele Barcaiuolo (Fratelli d’Italia), nel criticare l’operato del governo nazionale, ha comunque rilevato che “i problemi non arrivano tutti da Roma”. La situazione, ha aggiunto, “è peggiore rispetto a quanto raccontato oggi, i problemi sono enormi, e derivano anche da scelte lontane nel tempo (anche rispetto alla carenza del personale medico), dato che i tagli in sanità non sono certo una novità”.
L’ultimo intervento è stato quello di Francesca Maletti (Partito democratico), che è entrata, sempre sul tema bilanci, nel merito: “C’è sì un tema di numeri, i risultati finali sono tutti in positivo, ma questo non è sufficiente, c’è una grande sofferenza rispetto ai lavoratori della sanità, che dobbiamo tutelare. La cifra di quasi 793 milioni per le spese collegate al Covid vuole dire molte cose, la sua parte l’ha fatta anche la Regione Emilia-Romagna, sui livelli essenziali di assistenza siamo i secondi in Italia, e in questi anni sono stati garantiti standard elevati, ma con costi importanti”. Dal governo nazionale, ha concluso, “ci attendiamo che vengano salvaguardati questi standard”.
(Cristian Casali)