Troppe difficoltà per i cittadini di Vergato e Loiano, e dell’intera montagna bolognese, per accedere alle cure ospedaliere, a cui si aggiunge il timore che il depotenziamento delle strutture ospedaliere porti alla loro chiusura e che gli abitanti siano costretti a rivolgersi all’ospedale Maggiore di Bologna o ad altri in pianura.
Questa, in sintesi, la posizione del capogruppo Marco Mastacchi (Rete civica) che, in un’interrogazione alla giunta, chiede “se e in che modo intende superare le difficoltà logistiche e organizzative, considerato che l’ospedale di Vergato, come quello di Loiano, hanno da sempre offerto un servizio indispensabile, efficiente, efficace e affidabile per la comunità e i sindaci all’unisono hanno chiesto un potenziamento rispetto al piano di riordino del 2017”. Inoltre, il consigliere vuole sapere se l’impegno del rafforzamento dei “presidi socio-sanitari delle aree montane, tramite anche un ammodernamento degli ospedali e delle tecnologie e un potenziamento della medicina territoriale, vengano confermati nonostante il costante indebolimento dei servizi nelle zone dell’Appennino bolognese segnalato dagli stessi residenti”. Infine, la Regione dica se “intende rivedere la rimodulazione estiva dei servizi dei presidi sanitari montani, dal momento che le emergenze che si intrecciano in questo momento sono diverse: il covid e il gran caldo, che colpiscono un elevato numero di persone anziane, con conseguente aumento della pressione sul personale sanitario, in servizio nei presidi, considerato anche che durante l’estate in montagna, date le temperature più fresche, si trasferiscono molte persone e questo normalmente si traduce in un aumento degli accessi ai presidi ospedalieri”.
A Vergato, le visite specialistiche non si effettuano perché mancano i medici e gli impianti tecnici dell’ospedale sono inadeguati. I pazienti, che vedono aumentare i disagi, devono così andare a Bologna o a Porretta Terme. E le liste di attesa sono lunghe, a causa del perdurare della pandemia. A Loiano, invece, c’è la paura degli abitanti che il depotenziamento dei servizi sanitari li costringa a recarsi a Bologna o in altri ospedali. Le condizioni di lavoro, poi, scoraggiano l’arrivo di altri sanitari mentre è necessaria l’implementazione dei servizi per attrarre nuovi investimenti e residenti che combattano lo spopolamento della montagna.
(Gianfranco Salvatori)