Digitalizzazione e pubblica amministrazione: quali diritti e quali tutele? È il tema del seminario promosso dal Difensore civico regionale, Carlotta Marù, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Bologna, tenutosi ieri in Regione Emilia-Romagna.
L’utilizzo di nuove tecnologie digitali nell’attività delle pubbliche amministrazioni è percepito come strumento di buona amministrazione e fattore di garanzia per i diritti del cittadino, quindi come modalità per rendere più celeri e accessibili le opzioni di tutela. È altrettanto evidente, però, che l’avvento di nuove tecnologie digitali porta con sé nuovi profili di potenziale criticità che richiedono da parte degli interpreti (dunque anche, e soprattutto, da parte delle pubbliche amministrazioni) una particolare attenzione.
Su questo si sono confrontati esperti e addetti ai lavori, fornendo chiavi di lettura del complesso fenomeno della digitalizzazione della pubblica amministrazione.
“L’attività del Difensore civico si muove in due direzioni: la tutela dei diritti dei cittadini e l’aiuto alle pubbliche amministrazioni in termini di efficacia, efficienza e trasparenza nella loro attività. L’approfondimento che abbiamo chiesto all’Università di Bologna con il progetto di ricerca, legato anche a questo seminario, riguarda entrambe questi aspetti, collegandoli al tema della digitalizzazione e quindi della semplificazione nella pubblica amministrazione”, ha spiegato in apertura Carlotta Marù.
Federico Alessandro Amico, presidente della Commissione parità dell’Assemblea legislativa, ha riferito dell’impegno che la Regione Emilia-Romagna ha da sempre sul fronte della tutela dei diritti dei cittadini e ha spiegato come la nuova sfida della transizione digitale vada affrontata senza lasciare indietro nessuno.
Di sfida ha parlato anche Angelo Giuseppe Orofino (Università LUM Giuseppe Degennaro), ponendo però l’accento sulle nuove possibilità per la pubblica amministrazione e per i cittadini fornite dall’innovazione tecnologica, tanto utile quanto invasiva.
Su digitalizzazione e buona amministrazione è intervenuto anche Benedetto Ponti (Università degli studi di Perugia), che ha parlato delle possibilità che offre la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea anche nei rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione.
Corrado Caruso (Università di Bologna e membro della Consulta di garanzia statutaria Regione Emilia-Romagna) e Marina Caporale (Università di Bologna) hanno fornito spunti sulla relazione tra buona amministrazione e diritti della persona. L’idea della tecnologia come strumento per favorire e promuovere i diritti fondamentali, come, ad esempio, quello della partecipazione al dibattito pubblico, secondo Caruso è oggi un po’ sbiadita, in quanto si sta affermando quella di una tecnologia del potere avversa ai diritti della persona. Emergono, quindi, multiple esigenze di tutela. A seguire, Caporale ha affrontato il tema della cittadinanza digitale a tutto tondo, definendola un’insieme di conoscenze che si acquisiscono con un percorso specifico, spesso spinto dalle stessa pubblica amministrazione e negli ultimi anni anche dall’Unione europea.
Dei diritti di cittadinanza digitale e di tutela giurisdizionale in particolare si è occupato nella sua relazione Edoardo Nicola Fragale (Università di Trieste).
Della stessa opinione di Carlotta Marù, il collega Marino Fardelli, Difensore civico del Lazio: nonostante l’istituto della difesa civica sia ancora poco conosciuto è un importante promotore della cittadinanza digitale e, come ricettore delle istanze dei cittadini, autentico campanello d’allarme per le pubblica amministrazione sulle violazioni e sulle esigenze di tutela.
In chiusura Claudia Tubertini (Università di Bologna) ha ribadito come la difesa civica abbia un importante ruolo di sentinella, anche a livello nazionale, sull’applicazione dei diritti di cittadinanza digitale e sulle criticità che si portano dietro, ipotizzando anche un rapporto quasi diretto con l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid), affinché le amministrazioni pubbliche si facciano vere promotrici di questi nuovi diritti.