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Fiera Bologna: scontro in commissione sulla ricapitalizzazione

Per il Partito democratico si tratta di una scelta strategica per il futuro del territorio. La Lega sottolinea come così si mette la parola fine alla fusione con Rimini

Scontro sulla ricapitalizzazione della Fiera di Bologna: disco verde dal centrosinistra e pollice verso dal centrodestra.

La discussione è avvenuta oggi nel corso della commissione Politiche economiche: il progetto di legge proposto dalla giunta autorizza la Regione a incrementare la propria partecipazione al capitale di Bologna Fiere fino alla misura massima di 2,5 milioni di euro. Inoltre, il Piano industriale 2022-2026 presentato dalla società che gestisce l’Expò bolognese prevede diversi obiettivi fra cui: la valorizzazione delle potenzialità della città di Bologna; investimenti per 46 milioni di euro nel periodo 2021-2026, principalmente focalizzati su manutenzione e riqualificazione del quartiere fieristico; l’estensione dell’attuale spazio per aumentare l’attività espositiva. Il management della società ha predisposto una serie di misure per garantire la sostenibilità economica del Piano. Dal punto di vista finanziario, fra le possibili iniziative sono previsti: aumento del capitale fino a un massimo di 25 milioni di euro; aumento del capitale con “conferimento in natura”, per un importo che potrebbe arrivare a 30 milioni di euro; dismissione di beni non strategici per almeno 12 milioni.

“Si tratta di investire sul quartiere fieristico e su un’impresa che impiega oltre 400 persone. Lo sviluppo della Fiera di Bologna è un modo per far diventare attrattivi i nostri territori, di promuovere i nostri prodotti”, spiega il Partito Democratico, che sottolinea l’impegno per la collaborazione con i mercati esteri anche valorizzando il marchio di Bologna Fiere, con il capoluogo emiliano che diventa un “player di un sistema complesso, non solo interregionale, ma anche di livello europeo. Dopo il Coronavirus dobbiamo pensare al rilancio del nostro sistema fieristico”.

La Lega, invece, reputa che con l’aumento di capitale si mette la parola fine al progetto di fusione tra gli Expò di Bologna e di Rimini. Il Carroccio sottolinea il fatto che alcuni soci (tra cui Fondazione Carisbo e Confartigianato) non hanno partecipato alla ricapitalizzazione, mentre altri lo hanno fatto in maniera incompleta. Dubbi anche sulla possibilità di aumento di capitale con “conferimento in natura” attraverso il trasferimento di terreni ora di proprietà di soci come il Comune e la Camera di Commercio di Bologna. Per i leghisti bisogna capire se si tratta di beni immobili che producono reddito oppure no, perché nel secondo caso si creerebbe una disparità nel “peso” dei soci tra quelli che, come la Regione, ricapitalizzano investendo denaro e quelli che, invece, conferiscono immobili non redditizi.

(Luca Molinari)

La comunicazione istituzionale del Servizio informazione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna dal 21 luglio 2022 è soggetta alle disposizioni in materia di par condicio

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