Cosa pensa la giunta delle parole di Mattia Santori sulla liberalizzazione della cannabis?
A chiederlo, in un’interrogazione, è Michele Facci (Lega) che ricorda come “il consigliere comunale di Bologna Mattia Santori, con delega al Turismo e alle Politiche giovanili, ha dichiarato alla stampa di coltivare cannabis in casa propria, e di esserne assuntore dall’età di 18 anni, e, per questo, poiché l’autocoltivazione è equiparata allo spaccio, di rischiare fino a 6 anni di carcere, invitando le forze politiche di opposizione a denunciarlo. In precedenza, Santori aveva presentato pubblicamente il libro “Mamma mi faccio le canne”, suscitando severe reazioni da parte del mondo medico-scientifico per l’evidente banalizzazione e sottovalutazione di una problematica seria e pericolosa”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dall’esecutiva regionale “quale giudizio dia rispetto alle dichiarazioni rese dal Consigliere del Comune di Bologna e se ritenga tali dichiarazioni in linea con gli obiettivi di contrasto e prevenzione al consumo di droghe, specie da parte delle giovani generazioni, perseguiti dalla Regione Emilia-Romagna e se le indicazioni contenute nella delibera 1533/2006, con particolare riferimento alle raccomandazioni nei confronti degli Enti locali (“… gli Enti locali devono
sviluppare gli interventi di prevenzione e di tutela della salute pubblica ed assumersi la funzione di regia degli interventi orientati alla sicurezza, tenendo conto che occorre un impegno forte per affermare la cultura del rispetto delle norme e delle regole…”), e l’impegno della Regione a monitorare l’applicazione nelle realtà locali delle linee di indirizzo ivi contenute, sono ritenute ancora valide e necessarie”.
Facci vuole inoltre sapere “se la Regione ha mai effettuato le dovute verifiche in ordine al rispetto, da parte delle Amministrazioni comunali, del dovere di definire, “nei regolamenti comunali per il rilascio delle autorizzazioni di pubblico spettacolo, le norme di sicurezza igienico-sanitarie e le condizioni di prevenzione e protezione della salute in relazione all’uso/abuso di sostanze, che gli organizzatori di eventi devono garantire, e se non ritenga di dovere aggiornare il programma regionale sulle dipendenze patologiche (fermo al triennio 2017-19), approfondendo il concetto della nocività dell’uso delle droghe, anche quelle erroneamente definite “leggere”, e promuovendo maggiormente la cultura della legalità, specie fra gli amministratori pubblici e comunque all’interno delle pubbliche Istituzioni”.
(Luca Molinari)