“Adeguare al più presto, e questa volta in maniera completa anche nella parte relativa alla chiusura anticipata della caccia alle specie migratrici, il calendario venatorio regionale secondo quanto stabilito dal Consiglio di Stato”.
Giulia Gibertoni (Gruppo misto) è molto netta nelle sue richieste all’esecutivo regionale e ricorda come il Consiglio di Stato ha stabilito chiaramente la data di chiusura del calendario venatorio nel mese di gennaio 2023.
Per la capogruppo, l’ordinanza del Consiglio di Stato “rappresenta ancora una volta una sottolineatura nella necessità di seguire, in questa materia, le indicazioni dell’ISPRA che, pure non vincolanti, possono essere disattese solo in presenza di elementi di eguale livello scientifico e della necessità ad ottemperare al principio di precauzione al quale, scrive il Consiglio di Stato, bisogna dare certamente priorità”.
In ragione di ciò, Gibertoni sollecita l’immediato adeguamento a quanto stabilito dal Consiglio di Stato e auspica che in futuro si evitino di attendere “le pronunce giurisprudenziali o i richiami da parte di altre autorità ed enti che arriveranno comunque sempre a posteriori e quindi di fatto producendo un danno alla fauna selvatica”. In particolare la capogruppo ha chiesto che sul sito dell’Assessorato venga tolto la vecchia versione del calendario venatorio “che potrebbe facilmente generare confusione nei cacciatori”.
In fase di replica il Sottosegretario alla presidenza della Giunta Davide Baruffi ha sottolineato che la Regione ha sempre prodotto calendari venatori corretti e, per quanto riguarda il documento che disciplina le giornate di prelievo 2022-2023 “ha recepito immediatamente la parte relativa alle giornate di caccia consentite, mentre ha dato mandato ai propri avvocati di chiedere ulteriori specifiche al Tar per ciò che riguarda le specie animali che si possono cacciare”.
Gibertoni, rallegrandosi del fatto che la sua interrogazione possa contribuire ad accelerare l’aggiornamento del sito dell’Assessorato, ha chiarito “che la legge statale del 1992 garantisce alle Regioni la possibilità di modificare ciò che viene stabilito anche grazie alle indicazioni di Ispra, ma sempre e solo in chiave di maggior tutela per il patrimonio faunistico esistente”.
(Luca Boccaletti)