Fare chiarezza sulla Tabooteca di Bologna.
A chiederlo, in un’interrogazione, è Marta Evangelisti (Fdi) che ricorda come “il 12 novembre è stata inaugurata a Bologna la “tabOOteca”, uno spazio pubblico ideato e gestito dall’Associazione Orlando presso il Centro di documentazione delle Donne in via del Piombo. Il progetto ha anche il supporto di “Non una di meno”, “Mujeres Libres” e “Cassero” e lo spazio pubblico dedicato si apre con una vetrina dove è presente Frida, un peluche di stoffa rosa fucsia, morbido a forma di vulva. I temi toccati riguardano la contraccezione, l’aborto, l’anatomia, l’affettività, gli orientamenti sessuali e l’identità di genere”.
Evangelisti sottolinea come “il progetto è stato pensato e sviluppato con il contributo della Regione Emilia Romagna per supportare percorsi educativi nell’ambito della sessualità: l’obiettivo dello spazio pubblico è anche quello di mettere a disposizione una serie di giochi in scatola e strumenti didattici sull’educazione alla sessualità e secondo quanto dichiarato agli organi di stampa dalla promotrice dell’iniziativa Elena Lolli, nota attivista transfemminista, si apprende che “Sono anni che ci lavoriamo partendo dalla necessità di offrire strumenti per l’educazione sessuale ma ludici. Per ostetriche, insegnanti, consultori, sessuologhe, psicologi. L’obbiettivo? Parlare di aborto e gender ai bambini. «Molti di questi oggetti vengono dalla Francia, dove l’educazione su questi temi è da tempo materia di insegnamento a scuola. Da noi è ancora tabù, appunto, ma si tratta di parlare di aborto e persino di menopausa, di educare alla differenze e al consenso». Ed ecco quindi, dalla Francia, il modello anatomico di clitoride e dell’apparato riproduttivo femminile, ma «stiamo per esempio cercando strumenti educativo-ludici per i bambini maschi». Quando diventano più grandicelli, c’è la bottega dei vibratori della Lolli ad attenderli. Il sogno, fa sapere, «sarebbe creare tabooteche in tutta Italia. A Bologna è facile, altrove magari un po’ meno». Per fortuna”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dalla giunta “quali sono le motivazioni alla base del finanziamento dell’iniziativa da parte della Regione Emilia Romagna, ovvero se ritenga opportuno finanziare progetti che riguardano la contraccezione, l’aborto, l’anatomia, l’affettività, gli orientamenti sessuali e l’identità di genere, aventi come destinatari bambini di scuole materne ed elementari e se non ritegna doveroso schierarsi contro l’inaccettabile iniziativa in oggetto per tutelare i più piccoli e le loro famiglie da imposizioni ideologiche”.
(Luca Molinari)