Ambiente e territorio

Piano energetico, 4,5 miliardi per la transizione green

Discussione in commissione Politiche economiche. Pigoni (Lista Bonaccini): emissioni zero entro il 2035. Occhi (Lega): gli obiettivi prefissati sono realizzabili?

Con la discussione generale di oggi in commissione Politiche economiche, presieduta da Manuela Rontini, il Piano energetico regionale ha compiuto un ulteriore passo verso la votazione in Assemblea.

Il Piano, in sintesi, potrà contare su risorse pubbliche per 4,5 miliardi di euro. I fondi 2022-2024 prevedono poco più di 2 miliardi di euro dal Pnrr, ulteriori risorse dallo Stato per 1,7 mld, 301 milioni dal Fesr, 58 dal Fse e 423 milioni dalla Regione. Il documento approvato per il triennio 2017-19 è stato prorogato fino ad oggi, ma alcuni parametri sono stati modificati dalla Ue. Rispetto al 2030, il target è più alto. Con REPowerEU, le rinnovabili sono state portate al 45%, il calo di emissioni al 55% e il risparmio al 32. La Regione opera su tre grandi asset: abitare, mobilità e produzione, declinati su 8 assi: ricerca e formazione, infrastrutture e reti (al cui interno ci sono le Comunità energetiche e l’idrogeno verde), la transizione energetica per le imprese, la riqualificazione e i privati, la rigenerazione urbana e il patrimonio pubblico, la mobilità intelligente, il rapporto con gli Enti locali (monitoraggio, City manager) e le azioni trasversali di sistema (protocolli e intese con terzi, attività del Comitato tecnico scientifico).

Nel passaggio odierno, i due relatori del provvedimento, Giulia Pigoni per la maggioranza ed Emiliano Occhi per la minoranza, hanno fatto il sunto di quanto illustrato e chiarito nei precedenti passaggi.

Giulia Pigoni (Lista Bonaccini) ha specificato che il piano “ha l’obiettivo di aumentare l’efficienza energetica e coprire sempre più i consumi con fonti energetiche rinnovabili. Un compito non facile perché la UE ha richiesto il 100% dei consumi da fonti rinnovabili entro il 2035 e per fare ciò dovremo attuare una transizione ecologica  rispettosa dell’ambiente e della sopravvivenza del tessuto economico-produttivo”.

La relatrice di maggioranza ha poi ricordato i principali assi su cui si muoverà il Piano: “abitare, mobilità e produzione che si sostanzieranno a loro volta in una serie di interventi specifici in una pletora di settori fortemente intersecati tra loro, quindi ha ricordato la necessità di procedere in maniera integrata e avendo ben presente la logica di sistema”.

Più critico il relatore di minoranza Emiliano Occhi (Lega), il quale ha ricordato come “il periodo che stiamo vivendo ha esposto le fragilità e le miopie del sistema europeo e italiano”. Per Occhi è chiaro che “nel breve periodo bisogna innanzitutto calmierare i prezzi per sostenere famiglie e imprese, ma bisogna prendere atto che il problema è strutturale “ed è nato dalla sottovalutazione del boom nella richiesta di energia che non è stata adeguatamente pareggiata da un potenziamento dell’offerta”.

Per Occhi “non è importante dove arrivare in termini di obiettivi prefissati, ma come ci si arriva, soprattutto se si considera il mantenimento della necessaria crescita economica”. Per ottenere ciò il leghista richiede una decisa opera di semplificazione burocratica che si deve accompagnare ad una incisiva campagna di comunicazione che “deve colmare un certo scollamento tra settori produttivi e politica”.

Secondo Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa) “la discussione è centrale per lo sviluppo del territorio e per le prospettive di sostenibilità del sistema. La Ue ha dato orizzonti ancora più importanti. La nostra azione è positiva e noi facciamo la nostra parte. Dove indirizzare le risorse – produzione energia verde ed eolico, fotovoltaico flottante – è importante. In sanità, auspico un raccordo tra Regione, Asl e risorse per pianificare i lavori, ma anche per rispondere alle emergenze e agli alti costi energetici che la sanità sta sopportando. Sull’uso delle biomasse, ritengo siano positive da un lato, ma va evitato che siano impattanti. Grazie a un emendamento, però, non si useranno colture dedicate per far funzionare l’impianto”.

Silvia Zamboni (Europa Verde) ha affermato che “il Piano sconta il legame storico con quello precedente. Oggi i soldi ci sono, ma c’è poco tempo. Da Confindustria è emerso un dato preoccupante: in regione solo il 3% delle imprese copre l’energia con le rinnovabili. Il Piano pone l’obiettivo del 22%. Serve un monitoraggio progressivo del Piano. Inoltre, auspico una forte sinergia con altri Piani regionali e sono favore sulla geotermia a bassa entalpia. Chiedo, infine, una posizione politica chiara della giunta sull’eolico offshore e rilancio l’idea di una riviera eolico solare, per farne anche una sorta di brand turistico”.

Per Silvia Piccinini (M5S) “le divisioni sono oltremodo chiare dopo gli incontri che abbiamo avuto fino ad ora, ma richiamo alcuni temi particolarmente delicati rappresentati in primis dalle trivelle e dal rischio subsidenza soprattutto per la zona della foce del PO”. Per quanto concerne le comunità energetiche, la pentastellata ricorda ancora una volta l’interesse e l’attesa per i decreti attuativi ma lancia l’allarme “affinchè i bandi regionali che usciranno tra poco seguano solo i modelli proposti dalle multiutility, mentre varrebbe la pena approfondire l’esperienza della Regione Lazio”.

In conclusione, l’Assessore allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione e relazioni internazionali Vincenzo Colla ha ringraziato per il lavoro compiuto e, dando appuntamento all’esame dell’articolato, ha rivendicato la strategicità del Piano “che può essere affinato e approfondito con gli emendamenti che verranno proposti, ma questo documento rappresenta una sterzata storica per questa Regione, sia da un punto di vista culturale che per le modalità di investimento proposte e per i know-how che viene richiesto”. Per Colla i 4 miliardi e mezzo di risorse impiegate rappresentano un record assoluto per i nostri territori che richiede uno sforzo immane a tutti i livelli per affrontare il tema in maniera integrata. Rispetto alle critiche sul modello partecipativo usato in tema di comunità energetiche, infine, Colla ha rivendicato “l’enorme lavoro compiuto “anche e soprattutto su quel tema e non è detto che i modelli proposti dalle multiutility possano essere negativi o costare di più”.

(Gianfranco Salvatori e Luca Boccaletti)

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