I cimiteri monumentali dell’Emilia-Romagna potranno diventare luoghi della memoria da valorizzare e fruire grazie a un progetto di legge proposto dalla giunta e approvato in commissione Cultura (presieduta da Francesca Marchetti).
La legge, composta da 11 articoli, ha come obiettivo quello di riconoscere i cimiteri storici quali elementi del patrimonio culturale regionale ed europeo. Consentirà inoltre una serie di azioni, tra cui conservazione e restauro, ma anche mostre, progetti digitali e turistici.
Il processo di patrimonializzazione dei cimiteri è stato promosso dall’Associazione no profit Asce (Association of significant cemeteries in Europe), che dal 2001 raccoglie una serie di organismi di ricerca e istituzioni pubbliche. L’Emilia-Romagna, con una decina di siti cimiteriali membri di Asce, è una delle aree europee maggiormente rappresentate e i cimiteri riconosciuti entrerebbero in uno specifico percorso culturale che potrebbe essere allargato ad altri luoghi della memoria collegati a percorsi turistico-culturali in ambito nazionale ed europeo.
Il relatore di maggioranza Federico Alessandro Amico ha puntualizzato: “Con l’udienza conoscitiva abbiamo raccolto aspetti che hanno gettato una luce positiva sul progetto di legge e che ci invitano a riconoscere i siti cimiteriali attraverso il loro valore culturale e storico. La trasformazione sociale, volta ad un impiego sempre più diffuso della cremazione, renderà più complessa la gestione dei cimiteri monumentali e questa legge eviterà il rischio di dismissione di questi siti. Si tratta della prima legge regionale sulla tutela dei cimiteri storici e vuole essere di stimolo anche verso altri enti e il ministero dei beni culturali affinché questi luoghi possano essere valorizzati ancora di più”.
Il relatore di minoranza Massimiliano Pompignoli ha aggiunto: “Mai avrei pensato di parlare di cimiteri come fonte di attrattività e turismo ma in realtà si tratta di una grande possibilità perché valorizza il patrimonio storico e artistico della nostra regione. È stato fatto un buon lavoro, unica nota stonata è che si sia voluto dare un’impronta un po’ ideologica inserendo la Convenzione di Faro (Convenzione quadro che sottolinea gli aspetti importanti del patrimonio culturale in relazione ai diritti umani e alla democrazia promuovendo una comprensione più ampia del patrimonio culturale stesso e della sua relazione con le comunità e la società) tra i punti di questo progetto. Nel 2020 non fu votata alla Camera perché parte da un concetto ideologico non condiviso dal movimento che rappresento. A questo riguardo mi riserverò un approfondimento in Aula. La restante parte del progetto di legge è apprezzabile”.
L’assessore alla Cultura Mauro Felicori ha concluso: “Ho apprezzato come la discussione sia stata affrontata. Sulla Convenzione Faro mi riserverò di capire il ‘problema’: per noi operatori della cultura è un testo fondamentale, di respiro internazionale. Ma se ha creato perplessità va tolta ogni preoccupazione. Per quanto riguarda l’esercizio del potere del consiglio, altro tema sollevato nella discussione, non ho difficoltà a venire in commissione o in Aula per fornire tutte le informazioni ritenute fondamentali dai consiglieri”.
(Lucia Paci)