Meno emissioni e più energia da fonti rinnovabili. L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna approva definitivamente le modifiche al Piano energetico regionale ridisegnando radicalmente le strategie per il prossimo triennio in Emilia-Romagna.
Il Piano regionale potrà contare su risorse pubbliche per 4,5 miliardi di euro. I fondi 2022-2024 prevedono poco più di 2 miliardi di euro dal Pnrr, ulteriori risorse dallo Stato per 1,7 mld, 301 milioni dal Fesr, 58 dal Fse e 423 milioni dalla Regione. Il documento approvato per il triennio 2017-19 è stato prorogato fino ad oggi, ma alcuni parametri sono stati modificati dalla Ue. Rispetto al 2030, infatti, il target è sensibilmente più alto. Con REPowerEU, le rinnovabili sono state portate al 45%, il calo di emissioni al 55% e il risparmio al 32%. La Regione opera su tre grandi asset: abitare, mobilità e produzione, declinati su 8 assi: ricerca e formazione, infrastrutture e reti (al cui interno ci sono le Comunità energetiche e l’idrogeno verde), la transizione energetica per le imprese, la riqualificazione e i privati, la rigenerazione urbana e il patrimonio pubblico, la mobilità intelligente, il rapporto con gli Enti locali (monitoraggio, City manager) e le azioni trasversali di sistema (protocolli e intese con terzi, attività del Comitato tecnico scientifico).
La relatrice di maggioranza Giulia Pigoni (Lista Bonaccini) parla di un Piano “strategico per il nostro territorio, in primo luogo alla luce della situazione di criticità economica e della crisi energetica: puntiamo all’efficientamento energetico e all’aumento delle fonti rinnovabili. Abbiamo tutti fame di energie: dobbiamo investire in modo da avere fonti energetiche certe, evitando che il nostro Paese sia vittima di stati esteri e cartelli energetici esteri in grado di ricattarci. La Regione vuole dare il proprio contributo ideale e finanziario per la transizione energetica ecologica: sappiamo che questa svolta non può essere a costo zero, quindi stiamo facendo la nostra parte. Vogliamo e dobbiamo fare presto”. Pigoni ha anche ribadito l’importanza del rigassificatore di Ravenna: “Abbiamo dimostrato -spiega- che si può autorizzare in tempi veloci un’opera per la quale in media ci si mette dieci anni e senza venire meno ai controlli di sicurezza del caso. Allo stesso tempo occorre realizzare il parco eolico di Ravenna che sarà fra i più importanti d’Europa”.
Critico il relatore di minoranza Emiliano Occhi (Lega): “Siamo di fronte a un chiaro esempio di mancanza di visione politica, perché ci si è concentrati solo e unicamente sulla fonte fossile acquistata da un singolo fornitore e sul sogno di poter dismettere le fonti fossili in breve tempo. Ciò, però, non è avvenuto, perché le tecnologie rinnovabili non sono ancora così sviluppate e ciò ha spiazzato il nostro Paese. Il Piano energetico regionale doveva essere improntato al pragmatismo, che deve portare a diversificare quanto più possibile le varie fonti energetiche a disposizione e quindi accettare un periodo di transizione basato sul gas, magari prodotto da fonti rinnovabili, per poi arrivare a utilizzare qualunque tecnologia pulita e matura. In generale l’Italia è rimasta indietro sul tema energia perché ostaggio di visioni ideologiche, alcune delle quali provenienti dalla Commissione europea, e anche questo Piano energetico regionale poteva essere aggiustato meglio”.
Netta la posizione di Giancarlo Tagliaferri (Fdi) per il quale “il tema energetico è molto importante e le Regioni dovrebbero avere solo il potere di confrontarsi con il governo visto che stiamo parlando di un tema internazionale. Purtroppo, a livello europeo, non c’è stato un coordinamento delle politiche energetiche. L’Unione europea ha volutamente chiuso gli occhi per non vedere che ad Amsterdam stava nascendo una borsa che è la quintessenza della speculazione. In questo quadro, anzi nell’assenza di ogni quadro, è nato il Piano energetico regionale che per questo è insufficiente e superficiale. Ci viene detto che entro il 2035 la Regione dovrà essere interamente green, ma nessuno ci dice come fare a raggiungere questo risultato”. Sulla stessa linea Luca Cuoghi (Fdi) che ha ricordato tutti i problemi del settore della ceramica, chiedendo di non penalizzare questo comparto fondamentale dell’economia regionale e italiana: “Quello della ceramica è un settore che non può essere convertito. Ha bisogno ora e ne avrà in futuro del gas e quindi servono impegni chiari e scelte di prospettiva più lunga”.
Gianni Bessi (Pd) ha ribadito l’importanza e la bontà del Piano: “Ha ragione l’assessore Colla quando parla di un Piano che è una sferzata rispetto al passato, mettendo al centro la necessità di raggiungere gli obiettivi di minori emissioni e di maggiori fonti rinnovabili. Dobbiamo trovare un equilibrio tra economia finanziaria ed economia reale, dobbiamo affrontare i problemi economici del momento, anche prendendo atto che il nostro sistema ha retto”. Temi ripresi e rilanciati anche da Stefano Caliandro (Pd) per il quale “abbiamo due target: decarbonizzazione prima del 2050 e rinnovabili prima del 2035. Gli asset su cui costruiamo questa regione sono: fotovoltaico, agrivoltaico e comunità energetiche regionali (Cer) – queste ultime sono il futuro. Qui discutiamo di idrogeno verde quando in Italia c’è’ ancora il fossile. Il Processo di trasformazione industriale necessita di uno sguardo profondo perché dobbiamo cambiare il modo in cui abitiamo, ci muoviamo e produciamo. La Regione, però, non può essere sola. Il governo deve accendere una luce. L’aspettativa è che si crei una proposta più alta di quella che viene offerta oggi”.
Per Federico Amico (ER Coraggiosa) “la novità di questo Piano è rappresentata dal fatto che anche altri soggetti, soprattutto gli ambientalisti, hanno partecipato alla discussione del Piano energetico regionale come avvenuto per il Patto lavoro e clima. Anche le imprese, e altri portatori di interesse, chiedono oggi di intervenire su questi temi. La sostenibilità è da raggiungere privilegiando le energie rinnovabili, che devono essere fortemente volute e sostenute dalla Regione, perché sono economiche, redistributive, prossime alle necessità di singoli e imprese. Sono energie di pace che coinvolgono cittadini e imprese in chiave di redistribuzione energetica. Il Piano richiama le diseguaglianze economiche di chi non regge l’aumento delle bollette ed è in difficoltà. Il Piano darà loro benefici. Sono soddisfatto dell’accoglimento del monitoraggio costante per i fabbisogni e i risultati del Piano”.
Silvia Zamboni (Europa Verde) ricorda come “il Piano tiene conto dei nuovi obiettivi europei per sfruttare al massimo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie sulle fonti rinnovabili”. La capogruppo Verde definisce poi la crisi energetica come un elemento che “gioca contro il superamento della crisi climatica, perché ha elevato il gas a oggetto del desiderio camuffato da fonte energetica di transizione e il rigassificatore di Ravenna autorizzato per venti anni testimonia questa tendenza, così come l’idea di trivellare nuovamente in Adriatico potrebbe portare all’aumento della subsidenza. Bisogna dare vita a un monitoraggio per individuare eventuali colli di bottiglia nei procedimenti autorizzativi per ciò che riguarda i progetti per le rinnovabili e intervenire per risolvere eventuali problemi. Bisogna anche potenziare la decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento”.
Molto critica sull’impianto del Piano Silvia Piccinini (M5S) che si dice contraria alla visione della transizione energetica basata sul gas testimoniata anche dalla volontà del governo di riaprire la trivellazione nell’Adriatico. Bocciatura senza appello, poi al rigassificatore di Ravenna: “Non è una forma di transizione ecologica, è un investimento strutturale su cui questa Regione ha deciso di puntare visto che la nave (che funge da rigassificatore, ndr) è autorizzata per i prossimi venti anni, altro che una scelta transitoria. Penso che si stia condannando il territorio di Ravenna alla marginalità: sarà un territorio competitivo per il tempo in cui il gas sarà ancora necessario, ma poi sarà un’area marginale della nostra regione”. Per Piccinini bisogna puntare di più sulla mobilità elettrica. La capogruppo ha duramente criticato la parte del Piano energetico che interviene a modificare alcuni aspetti della legge regionale sulle comunità energetiche: “Si va a complicare una legge che invece avevamo approvato in modo positivo; questo è sbagliato e la maggioranza deve rimediare”. In particolare Piccinini critica il ruolo troppo rilevante che le norme regionali danno alle società multiservizi, creando, in sostanza una situazione in cui chi attiva una comunità energetica si trova poi costretto ad avere rapporti commerciali anche in fase di acquisto con la multiservizi a cui si è appoggiato nella fase di realizzazione della comunità energetica stessa.
Netta la posizione di Manuela Rontini (Pd), presidente della commissione Politiche economiche: “In commissione abbiamo migliorato il testo grazie al lavoro di tutti; si tratta di un piano che prevede investimenti del pubblico e ne mobilita anche molti privati. Anche i bandi collegati al tema rappresentano e rappresenteranno una grande occasione e un momento di sviluppo”.
Intervenendo a nome della giunta, l’assessore Vincenzo Colla ha difeso il rigassificatore di Ravenna e l’impianto totale del Piano energetico. Riguardo all’industria ceramica, Colla ha rassicurato che insieme a Confindustria ceramica la Regione ha costruito un piano affinché all’interno del Pnrr tutte le industrie del settore possano usufruire di tutto l’idrogeno necessario.
(Luca Boccaletti, Luca Molinari e Gianfranco Salvatori)