La Regione chieda la revisione delle nuove norme approvate dal governo in materia comportamento dei dipendenti pubblici.
A chiederlo, in un’interrogazione, è Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) che ricorda come “il testo che si vorrebbe introdurre nel Codice di comportamento è volutamente generico e indefinito nella individuazione delle fattispecie sanzionabili ed estremamente puntuale nella pervasività con la quale si vorrebbe intervenire su qualsiasi comportamento individuale del dipendente che sia espressione del legittimo diritto di critica: inserire nel Codice di comportamento interventi sanzionatori limitativi della libertà di espressione significherebbe spalancare le porte a una vera e propria caccia alle streghe nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici col chiaro intento di impedire qualsiasi forma di libera manifestazione del dissenso”.
Per Gibertoni “l’articolo che si vorrebbe introdurre verte sull’utilizzo dei mezzi di informazione e dei social media, poiché è soprattutto su questi strumenti che si concentra l’attenzione, prevedendo che il dipendente sia tenuto ad astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa, appunto, nuocere al decoro, all’immagine e al prestigio dell’Amministrazione, inoltre, il dipendente dovrà anche vigilare che sulla sua bacheca non vi siano commenti di terzi che nuocciano alla reputazione della PA, quindi il dipendente pubblico dovrà prestare attenzione anche a ciò che gli altri utenti scrivono sul suo profilo“.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dalla giunta “se non ritenga opportuno, in sede di fornitura dell’intesa necessaria in Conferenza unificata, chiedere la modifica del suddetto Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento concernente modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 62, recante “Codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell’articolo 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165”, affinché siano tutelate la libertà di pensiero e anche di critica, nonché, la libertà di ordinaria aggregazione, riconosciute costituzionalmente, anche attraverso tali strumenti social”.
(Luca Molinari)