Sanità e welfare

Autismo: più coinvolgimento di famiglie e associazioni

In Emilia-Romagna le diagnosi sono in aumento: fra i minori i casi sono più di 5mila, quasi mille fra gli adulti

Sul disturbo dello spettro autistico rimane centrale l’attenzione alla precocità della diagnosi e a una tempestiva presa in carico con l’attivazione di programmi personalizzati per ogni bambino e per ogni adulto, attraverso equipe multidisciplinari. La presa in carico deve essere, poi, dell’intero sistema curante – servizi educativi e sociali, sanità e famiglia – e anche le associazioni devono avere un ruolo centrale in questi percorsi. Particolare attenzione, inoltre, si deve riservare alle persone maggiorenni, garantendo continuità assistenziale anche con percorsi di inclusione lavorativa.

Questa la fotografia che emerge dal dibattito sull’informativa dell’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, dell’assessora alla Scuola, università, ricerca, agenda digitale, Paola Salomoni, e dell’assessore al Welfare, politiche giovanili, montagna e aree interne, Igor Taruffi, in commissione Politiche per la salute e politiche sociali (presieduta da Ottavia Soncini), in seduta congiunta con la commissione Cultura, scuola, formazione, lavoro, sport e legalità (presieduta da Francesca Marchetti), sugli obiettivi 2023-2027 del Programma regionale integrato di assistenza territoriale alle persone con disturbo dello spettro autistico (Pria).

In Emilia-Romagna sono in aumento le diagnosi di autismo: fra i minori i casi sono più di 5mila, quasi mille fra gli adulti.

La presidente Soncini ha ribadito quanto sia necessario l’ascolto delle associazioni, sugli obiettivi “da costruire”, con “il sostegno, fondamentale, del sistema scolastico e di quello del lavoro”. Anche la presidente Marchetti ha riferito quanto sia importante il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, a partire dalle associazioni.

Sono poi intervenute le associazioni, a partire dai vertici di Angsa. Maria Alba Corona (di Bologna) ha parlato dei risultati ottenuti, a partire dalle quattro ore settimanali di assistenza per la prima infanzia, così come la supervisione per tutte le fasce d’età. Noemi Cornacchia (di Ravenna) ha ribadito quanto sia necessario l’investimento di risorse pubbliche per garantire tutti i servizi collegati a questi percorsi. Corrado Ilariuzzi (di Parma) ha poi riferito dei costi elevati a carico delle famiglie. Alessandra Urbinati di Rimini Autismo ha invece chiesto una legge regionale sull’autismo. Laura Pedretti di Piacenza in Blu ha spiegato che la fase è emergenziale, sollecitando programmi adeguati e attuabili, con risorse proporzionate. Per Mauro Mazzieri dell’associazione Cobalto di Reggio Emilia è fondamentale il coinvolgimento delle associazioni, che “non devono essere lasciate sole”. Andrea Lipparini di Aut Aut Modena ha ribadito l’importanza di attuare il Programma regionale integrato per l’assistenza territoriale alle persone con disturbo dello Spettro Autistico (Pria), un riferimento per le famiglie, che però “deve essere applicato in modo omogeneo in tutti i territori della regione”. Giovanna Suarez (di Cesena), per Anffas, ha parlato del Pria come “un grande compromesso”, rilevando la necessità di un maggiore coinvolgimento delle associazioni “per ricercare soluzioni ai problemi”, mentre Giuliana Gaspari (di Forlì), sempre di Anffas, ha spiegato che “mancano i servizi, servono risposte adeguate”. Infine, Fioroula Patiri di Imola Autismo ha riferito, rispetto al Pria, che “è di difficile attuazione”.

La parola poi è passata ai consiglieri regionali. Per Valentina Stragliati (Lega) “questo Pria ha tanti buoni propositi ma anche tante criticità, mentre quello precedente non è stato completamente attuato”. “Il supporto economico agli enti locali per il personale assistenziale specializzato è fondamentale”, ha poi rimarcato. È poi necessario, ha aggiunto, “che le terapie attivate siano adeguate”. Sulle quattro ore di intervento educativo, ha riferito che “sono insufficienti”. Infine, sull’attuazione del Pria, ha sollecitato “un maggiore coinvolgimento delle associazioni”. Per Daniele Marchetti, dello stesso partito, “nascondere le problematiche non porta a soluzioni, servono invece servizi efficaci e occorre sopperire alle tante carenze di sistema”.

Per Manuela Rontini (Partito democratico) “con il nuovo Pria si apre un percorso che porta con sé l’impegno di tutti i soggetti interessati e che vuole coinvolgere tutti i territori, con l’obiettivo di fare passi avanti”. Ha poi riferito sul lavoro svolto rispetto al tema della diagnosi, che “è sempre più precoce”. C’è poi, ha aggiunto, “maggiore uniformità, rispetto a questi percorsi, sui territori”. Ha infine riferito, sugli adulti, dell’impegno rispetto all’inserimento lavorativo, “con il coinvolgimento dell’assessorato di Colla”. Per Francesca Maletti, sempre del Pd, “il quadro normativo non aiuta, è frammentato. Questo Pria ci dice quale strada prendere, gli obiettivi devono essere realizzabili con adeguate risorse e in tutti i territori della regione”.

Valentina Castaldini (Forza Italia) ha rilevato che “tutte le associazioni hanno parlato con un’unica voce: con lo strumento regionale, pure essendo condivisibile, è difficile portare a termine gli obiettivi”. Ha poi chiesto, nella gestione delle risorse, “un maggiore coinvolgimento delle famiglie”.

Per Luca Cuoghi (Fratelli d’Italia) “il Pria sono parole sulla carta cui va data concretezza: è questa la difficoltà. Dobbiamo lavorare su questo e le associazioni ci hanno dato spunti importanti”. Ha poi chiesto “la creazione di un fondo per le famiglie”.

(Cristian Casali)

Sanità e welfare