Visita del Garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri, nell’istituto penitenziario Costantino Satta di Ferrara a seguito delle denunce a mezzo stampa delle scorse settimane riguardanti episodi di violenza commessi da alcuni detenuti, in particolare nei confronti del personale di polizia penitenziaria.
Nell’istituto sono presenti 358 reclusi, tutti uomini, dislocati nei diversi reparti e circuiti detentivi (per una capienza della struttura pari a 244 unità).
“A Ferrara oltre a uno sforamento importante della capienza massima – rimarca il Garante – c’è anche il problema delle diverse tipologie di detenuti, con la conseguente applicazione di differenti modelli organizzativi. Al ‘Costantino Satta’ sono presenti 239 detenuti di media sicurezza collocati nel circondariale e nella reclusione a seconda della durata della pena, quindi la netta maggioranza degli ospiti della struttura; 60 reclusi, poi, rientrano nelle categorie di alta sicurezza (imputati o condannati per reati di terrorismo, collaboratori di giustizia, etc.); infine, 43 ospiti appartengono alla categoria dei protetti, per avere compiuto reati di riprovazione sociale”. Da questa situazione, rimarca Cavalieri, “considerato che le diverse tipologie di detenuti non possono incontrarsi, deriva un aumento verticale della complessità della gestione del penitenziario”. Peraltro, continua, “la struttura non è in grado di offrire, per gli stessi detenuti, un’equa distribuzione delle attività trattamentali (con un’offerta non sempre all’altezza dei bisogni), anche per la scarsità di personale della polizia penitenziaria che deve presidiare queste attività”.
“Gli episodi di aggressività, seppur limitati, da parte di alcuni reclusi sono causa di ulteriore stress fra il personale della struttura, anche se, nella mia visita, ho riscontrato un adeguato clima detentivo, confermato anche nei colloqui con i detenuti”, evidenzia poi il Garante regionale.
In conclusione il monito di Roberto Cavalieri: “Serve potenziare le occasioni di lavoro esterno per i detenuti, favorendo, di conseguenza, le relazioni tra l’amministrazione del carcere e il territorio, dato che al momento sono solo due gli ospiti impegnati. Va, invece, decisamente meglio con il lavoro interno alla struttura, dove sono 11 gli ospiti coinvolti”.
(Cristian Casali)