Pensiamo ai lager nazisti e ce li figuriamo per lo più ammantati da silenzio che, per usare un ossimoro, potremmo definire assordante. Invece, nella sua ricerca Roberto Franchini, l’autore del libro “L’ultima nota. Musica e musicisti nei lager nazisti”, ci svela che i lager avevano una loro colonna sonora.
Ad Auschwitz, Terezin, Buchenwald e Dachau si faceva musica per molti motivi. Le milizie tedesche imponevano ai prigionieri di accompagnare le torture e le marce verso le camere a gas con brani strumentali (come, ad esempio, il famoso brano tedesco “Rosamunda”). Le piccole o grandi orchestre allestite nei lager (ad Auschwitz ce n’erano addirittura sette, una solo al femminile) servivano poi per intrattenere i militari tedeschi nei fine settimana. Per i prigionieri che vi prendevano parte, erano anche sinonimo di resistenza. Nei campi di sterminio si incontrarono musicisti di grande valore (come, ad esempio, Simon Laks, Jacques Stroumsa, Alma Rosè, Pavel Haas e Victor Ullmann) che riuscirono a produrre opere di elevata qualità, fra le più famose “La canzone dei soldati della palude”. Alcuni di loro si salvarono proprio perché attivi in queste orchestre.
Il libro “L’ultima nota” è stato presentato dall’autore in mattinata nella sala Fanti di viale Aldo Moro, ultimo appuntamento del ciclo di eventi che l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha organizzato per celebrare la Giornata della memoria. L’incontro è stato moderato dal direttore del Servizio Informazione dell’Assemblea, Mauro Sarti. È intervenuto anche il direttore generale, Leonardo Draghetti, che ha richiamato l’impegno dell’Assemblea sul tema della memoria della Shoah.
Roberto Franchini, modenese, giornalista e scrittore, è studioso di storia della musica. È stato direttore dell’Agenzia di informazione e comunicazione della Regione Emilia-Romagna, presidente della Fondazione Collegio San Carlo di Modena e del Festival della filosofia. È autore di numerose pubblicazioni, fra le principali Cartoline da Auschwitz (2011), L’ombra della torre (2011), Il secolo dell’orso (2013), Cento anni di jazz a Modena: storia di una musica e dei suoi musicisti (2016), Prigioniero degli altipiani (2019), L’ultima fotografia di Marx (2019) e Il duetto dei gatti e altre musiche animali (2020).
Durante l’incontro è stato presentato anche il podcast “Ero una violoncellista” (qui il link), con le voci di Moni Ovadia e di Roberto Franchini, a cura di Francesca Mezzadri e Margherita Giacchi del Servizio Informazione dell’Assemblea, che raccoglie le storie più significative narrate nel libro di Franchini.
Hanno partecipato alla presentazione del libro gli studenti e le studentesse della scuola secondaria di primo grado Papini di Lama Mocogno, nel modenese.
(Cristian Casali)