“La Regione Emilia-Romagna, come stabilito dalla normativa in materia, ha regolamentato le modalità di gestione dei residui metallici separati dalle ceneri a seguito dell’attività di cremazione delle salme?”.
La richiesta, con un’interrogazione rivolta alla giunta regionale, arriva da Michele Facci (Lega), che vuole anche sapere dallo stesso esecutivo “come sia regolamentato nei 12 impianti per la cremazione presenti sul territorio regionale il consenso da parte dei familiari del defunto in ordine all’eventuale riuso dei residui metallici preziosi”.
La legge regionale sulla materia, sottolinea il consigliere, “disciplina il complesso dei servizi e delle funzioni in ambito necroscopico, funebre, cimiteriale e di polizia mortuaria, garantendo il rispetto della dignità e dei diritti dei cittadini, con la finalità di tutelare l’interesse degli utenti”.
L’Emilia Romagna, si legge nell’atto, “è ancora tra le tre regioni in cui si effettuano il maggior numero di cremazioni: nel 2021 ha raggiunto le 34.651 cremazioni di feretri con un incremento dell’1,89 per cento rispetto all’anno 2020 (34.009). Anche l’incidenza della cremazione è in crescita: il 14,19 per cento dei deceduti nell’anno 2021 ha infatti scelto di essere cremato. Bologna, con i suoi due impianti per la cremazione, continua a essere la città dell’Emilia-Romagna dove vengono effettuate più cremazioni: 8.773 effettuate nel polo crematorio di Borgo Panigale e 1.483 nel polo crematorio di Molinella”.
Dopo la cremazione, spiega Facci, “il gestore separa le parti metalliche rimaste dalle ceneri utilizzando un’apposita macchina. In questo modo possono essere recuperati anche materiali preziosi (come protesi in oro o in leghe cosiddette nobili come platino e palladio) e talvolta rari (protesi in titanio)”. Il mercato del riciclo dei materiali ricavati dalla cremazione, aggiunge, “risulta abbastanza diffuso, anche se poco conosciuto, e idoneo a permettere, sui grandi numeri, una buona redditività complessiva”. È quindi necessario, conclude il consigliere, “evitare che possa nascere un ‘mercato’ non autorizzato, per ogni cremazione i parenti devono rinunciare alla restituzione delle parti metalliche separate dalle ceneri, consentendo al gestore del forno crematorio l’utilizzo e il riciclo”.
Facci sollecita, quindi, l’intervento dell’esecutivo regionale, per regolamentare, in tutti gli impianti della regione, queste particolari operazioni.
(Cristian Casali)