Cosa ha fatto la Regione per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici in agricoltura?
A chiederlo è Fratelli d’Italia con un’interrogazione a firma Giancarlo Tagliaferri (primo firmatario), Marta Evangelisti e Luca Cuoghi.
“Il 2022, per l’Emilia-Romagna, è stato un anno critico per quanto riguarda la carenza di precipitazioni. In tutta la regione, infatti, oltre a un periodo di 111 giorni senza rovesci, si è registrato un buon 60% di pioggia in meno rispetto alla media. Inoltre, bisogna ricordare che lo scorso anno la neve ha iniziato a sciogliersi ben due mesi prima del solito, soprattutto a causa del caldo da record che ha colpito la nostra regione. La siccità dello scorso anno ha provocato nel nostro Paese danni nel settore agroalimentare per circa 6 miliardi di euro (Coldiretti, cs del 6 settembre 2022), l’anno in corso non si preannuncia molto diverso per le Regioni, Emilia-Romagna compresa, già alle prese con una grave carenza idrica nel 2022”, spiegano i tre consiglieri che sottolineano come “in Emilia-Romagna, la portata dei grandi fiumi, in assenza di precipitazioni significative, continua a calare giorno dopo giorno: i flussi negli alvei di Secchia, Enza e Trebbia segnano un netto calo, secondo l’Osservatorio ANBI rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Senza piogge primaverili degne di nota, ci troveremmo alle porte della stagione estiva con un grosso problema di invasi: un colpo all’agricoltura che allarma gli addetti del settore”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dall’esecutivo regionale “quali misure del PSR 2014/2020 prorogato al 2022 siano state finanziate, con quali stanziamenti e in che percentuale rispetto alla dotazione complessiva del PSR stesso per: contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici in agricoltura e per contrastare il fenomeno dell’impermeabilizzazione dei suoli agricoli”.
Poi ancora: “Cosi si è fatto per favorire l’estensivizzazione dell’attività agricola e la conseguente riqualificazione dei suoli nel contrasto all’erosione, al compattamento e al ripristino della dotazione organica dei suoli stessi e per ottimizzare l’utilizzo delle risorse idriche in agricoltura e orientare l’attività agricola verso coltivazioni e tecniche colturali a ridotto fabbisogno idrico”.
(Luca Molinari)