Valorizzare e potenziare lo strumento dello smart working, sia nel pubblico sia nel privato, alla luce delle numerose esperienze positive nate durante la pandemia e i relativi benefici per lavoratori e lavoratrici. È quanto chiede con una risoluzione Silvia Zamboni (Europa Verde) che a tal fine invita la giunta a dedicare un approfondimento nell’ambito del Patto per il lavoro e per il clima e a intervenire in sede di Conferenza Stato-Regioni.
“Occorre sollecitare il governo -ha sottolineato la consigliera- a puntare con maggior decisione, come accade in quasi tutta Europa, sullo smart working nella pubblica amministrazione, passando dalla logica del controllo gerarchico a quella della responsabilità individuale tramite la definizione di obiettivi prestazionali e la misurazione dei risultati. Il ricorso al lavoro agile, soprattutto nella fase acuta della pandemia da Covid, ha fatto toccare con mano la possibilità di migliorare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, ed è inoltre una pratica utile nell’ottica della sostenibilità ambientale.
Snocciolando qualche dato, Zamboni ha inoltre evidenziato: “Il dato di chi lavora da casa vede l’Italia fanalino di coda rispetto ad altri paesi europei: dal 3,6% del 2019 si è passati al 12,2% del 2020, per scendere poi all’8,3% nel 2021. Mentre nello stesso periodo la media Ue è passata dal 5,4% del 2019 al 13,4% nel 2021. Stando a quanto emerso dall’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano che ha condotto la Ricerca 2022, il calo maggiore nel 2021 si è registrato nella pubblica amministrazione e nelle piccole medie imprese. L’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che lo smart working incide positivamente sulla qualità di vita delle persone oltre che su una maggiore produttività aziendale”.
(Lucia Paci)