Con quali motivazioni la giunta regionale ha fatto ricorso alla Corte costituzionale rispetto al dimensionamento scolastico e alla legge di bilancio 2023? Lo chiede con un’interrogazione a risposta immediata in Aula Francesca Marchetti (Partito democratico).
“La Corte costituzionale -ha ricordato la consigliera- già in diverse sentenze ha dichiarato come per le materie concorrenti tra Stato e Regioni, tra cui rientra il tema dell’istruzione, debba valere il principio di una leale collaborazione. Dai dati forniti dall’Ufficio scolastico regionale, in Emilia-Romagna la media degli studenti per istituzione scolastica è più di mille, con picchi di quasi 1.200 nelle scuole secondarie di secondo grado. La legge di bilancio stabilisce che le autonomie siano attribuite sulla base di un coefficiente, non inferiore a 900 e non superiore a mille, tenuto conto di parametri su base regionale”.
L’interrogazione è firmata anche da: Massimo Bulbi, Marcella Zappaterra, Marilena Pillati, Stefano Caliandro, Luca Sabattini.
Con un’interrogazione a risposta immediata in aula Valentina Castaldini (Forza Italia) ha sollecitato chiarimenti al governo regionale rispetto al ricorso alla Corte costituzionale sull’attuazione della riorganizzazione del sistema scolastico (come previsto dal Pnrr).
La consigliera ha spiegato che il ricorso sarebbe collegato, come riferito dalla stessa giunta regionale, “alla paura di avere classi soprannumerarie (cosiddette classi ‘pollaio’) e dal timore di vedere chiusi plessi scolastici in aree montane”. Sulla nuova normativa Castaldini ha riferito, però, che “i criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni sono decisi dalla Conferenza Stato-Regioni, così come è prevista una clausola di salvaguardia per le specificità delle istituzioni scolastiche situate nei comuni montani”. Una riforma, ha sottolineato, che “tratta esclusivamente di dirigenti, non va a incidere sul numero di alunni per classe né si registrano contrazioni di insegnanti”.
“Lo stesso presidente Bonaccini – ha concluso – ha ammesso che la norma, a livello regionale, impatta i ruoli di 15 persone, tra dirigenti scolastici e amministrativi, meno dell’1 per cento dell’organico, e che gli esuberi verranno ampiamente coperti dai pensionamenti dei prossimi anni”.
Castaldini vuole quindi sapere il perché del ricorso, oltre a quantificare i costi per sostenerlo.
Ha risposto l’assessora alla Scuola Paola Salomoni: “La necessità di riforma del sistema scolastico è introdotta dal Pnrr che non indica il calo della spesa come obiettivo ma la necessità di rivedere il sistema scolastico riducendo gli alunni per classe. Il dimensionamento della rete scolastica è invece un obiettivo del governo ed è per questo che riteniamo sia elemento di ricorso. L’obiettivo dello Stato non può essere la riduzione delle istituzioni scolastiche giustificata dal calo demografico, può esserlo piuttosto l’efficientamento. Serve migliorare il nostro sistema istruzione. Nel 2012 la Corte costituzionale si era pronunciata sul dimensionamento dichiarando che è di spettanza regionale. Allo Stato spettano solo i principi fondamentali”.
La consigliera Marchetti si è detta soddisfatta: “Credo sia utile continuare a monitorare la situazione e trovare un nuovo assetto nell’interlocuzione con il governo. In questa Regione, nell’offerta formativa ci sono esperienze valide che è utile mantenere e far conoscere. L’offerta formativa non si basa sulla riduzione della spesa, serve investire, non ridurre”.
La consigliera Castaldini si è detta non soddisfatta: “La riforma organizzativa va a sanare le discrepanze tra nord e sud e farà da scudo a chi queste riforme andrà ad attuarle sul serio. Questa operazione permetterà alle Regioni di procedere in piena autonomia e al Ministero di programmare un piano di assunzioni sulla base del fabbisogno”.
(Lucia Paci e Cristian Casali)