“A che punto è il percorso riferito al conseguimento e alla certificazione, riconoscimento e valorizzazioni delle competenze e dell’insieme delle conoscenze e capacità riguardanti le attività specifiche di caregiver?”.
È il quesito principale che Palma Costi (Pd) rivolge all’esecutivo regionale sul percorso di riconoscimento e valorizzazione per le attività svolte dai caregiver. Nell’atto, sottoscritto anche dalla collega di gruppo Francesca Maletti, si ricorda che con il termine caregiver “si identificano le persone che forniscono assistenza e cura ad altri individui, spesso a membri della famiglia, che sono malati, anziani, persone disabili o che hanno bisogni speciali. I caregiver svolgono un ruolo importante nel sistema sociosanitario, fornendo assistenza domiciliare alle persone anziane o con disabilità. Tutto ciò riduce il carico sulle strutture sanitarie e migliora la qualità della vita delle persone assistite”.
A seguito dell’approvazione della Legge 2/2014, il caregiver viene propriamente definito e riconosciuto, elencando gli interventi a favore di questa figura da parte di Regioni, Ausl e dei comuni con la partecipazione dell’associazionismo e del volontariato. Nello stesso dettato legislativo, poi, veniva disposto che “per favorire la valorizzazione delle competenze maturate, l’accesso o il reinserimento lavorativo del caregiver familiare, l’esperienza maturata nell’attività di assistenza e cura prestata in qualità di caregiver familiare, potrà essere valutata si fini di una formalizzazione o certificazione delle competenze, ovvero quale credito formativo per l’accesso ai percorsi formativi finalizzati all’acquisizione della qualifica di operatore socio-sanitario o di altre figure del repertorio regionale relative all’area socio-sanitaria”.
Stimando che in Emilia-Romagna siano circa 10mila le persone interessate da questa definizione (per la maggior parte donne) che annualmente escono da un’esperienza di caregiver ancora nella fascia di età lavorativa, era stato chiesto nel corso del 2022, con uno specifico atto ispettivo, quale fosse lo stato di tale percorso di riconoscimento e la risposta rimandava al programma nazionale di garanzia di occupabilità dei lavoratori che dovrebbe unire in “una visione strategica e unitaria la programmazione dei fondi europei, nazionali e regionali attuando la missione M5 (inclusione e coesione) del PNRR”.
Stante l’impianto legislativo e le positive ricadute che il riconoscimento e valorizzazione della figura del caregiver potrebbe determinare su specifiche categorie di lavoratori, che avrebbero una concreta possibilità di riqualificazione, Costi, sollecita la giunta regionale a mettere in atto “un’azione mirata a una rapida definizione, promozione e comunicazione dei provvedimenti annunciati, con il coinvolgimento attivo delle rappresentanze dei Caregiver familiari”.
(Luca Boccaletti)