Scuola giovani e cultura

Don Richeldi: da Finale Emilia a “Giusto fra le nazioni”

Oltre duecento studenti in Assemblea legislativa per la seconda giornata del convegno dedicato ai “non ebrei che salvarono ebrei durante la Shoah”. La vicepresidente Silvia Zamboni: “È emozionante e importante che tanti giovani si interessino alle storie di vita di questi Giusti”

A scuola di memoria in Assemblea legislativa. Oltre 200 studenti provenienti da Cesena, Campogalliano, Castelnovo Rangone, Medicina e Cento hanno partecipato alla seconda edizione de “I Giusti dell’Emilia-Romagna. I non ebrei che salvarono ebrei durante la Shoah“, il convegno, organizzato dall’Assemblea legislativa insieme al Museo ebraico di Bologna, dedicato al ricordo di alcune delle figure che durante i mesi dell’occupazione nazifascista si prodigarono per sottrarre persone di fede ebraica alla deportazione nei lager.

A fare gli onori di casa la vicepresidente dell’Assemblea legislativa Silvia Zamboni e Vincenza Maugeri, Direttrice del Museo ebraico di Bologna, che insieme a Caterina Quareni ha curato il volume “I Giusti in Emilia-Romagna”.

“Il regime nazifascista voleva cancellare gli ebrei dalla faccia della terra. A partire dalla leggi razziali del 1938 ci fu una persecuzione verso di loro che si sommò a quella contro tutti gli oppositori della dittatura”, spiega Silvia Zamboni, che ricorda come “i Giusti furono coloro che ebbero il coraggio di rischiare la propria vita per salvare gli ebrei. È emozionante e importante che tante scuole abbiano accettato di partecipare alle iniziative promosse dall’Assemblea legislativa, che oggi qui ci siano tanti studenti e anche i famigliari di alcuni dei 76 emiliano-romagnoli che sono stati insigniti del titolo di Giusti”.

Il secondo convegno si è incentrato soprattutto sulla figura di Don Benedetto Richeldi, il parroco di Finale Emilia che dopo l’8 settembre 1943 costituì una rete di aiuto con la collaborazione di altri cittadini finalesi e organizzò il salvataggio di dieci ebrei stranieri che si trovavano in regime di internamento libero a Finale, e che, inoltre, fornì aiuto e fece espatriare gli ebrei italiani Felice e Rodolfo Bassani di Ferrara e fece nascondere, evitandone arresto e deportazione, Roberto Leone Finzi di Ferrara, già medico di Massa Finalese, che lì era ritornato per nascondersi, e del conte Renzo Carrobio di Carrobio.

La vicenda di Don Richeldi non è rivissuta solo nelle parole dell’assessora di Finale Emilia Elisa Cavallini – che ha affermato: “Si tratta di una delle figure più importanti della storia del nostro comune, una persona che ci ha ricordato come ci si deve comportare nei momenti importanti e drammatici. Per il Comune è un onore conservare, come da sua volontà, la medaglia di Giusto di Don Richeldi” -, ma ha avuto anche una rappresentazione plastica con l’esposizione nei locali dell’Assemblea legislativa della medaglia con cui nel nel 1973 fu insignito del titolo di Giusto fra le Nazioni e che ora è custodita dal Comune di Finale Emilia.

La figura del sacerdote si è così affiancata a quella di altri Giusti emiliano-romagnoli, in particolare la Famiglia Candini di San Giorgio di Piano (Bologna) e quella di Antonio Lorenzini di Lama Mocogno (Modena) che è stata ricordata dal sindaco del Comune dell’Appennino modenese Giovan Battista Pasini – “La memoria è un valore della nostra comunità ed è fondamentale che l’Assemblea legislativa prosegua l’impegno su questo tema” ha sottolineato il sindaco Pasini. Toccante il saluto di Marco Moglia, sindaco di Borgotaro: “Il Comune di cui sono sindaco è insignito della Medaglia al Valor Militare per il grande impegno che i giovani, ragazzi di 16,17, 18 al massimo 20 anni, diedero alla Resistenza e alla Liberazione. Furono persone coraggiose come furono coraggiosi i Giusti. Tutti costoro ci hanno insegnato un undicesimo comandamento: mai essere indifferenti”.

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(Luca Molinari)

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