Quali sono gli esiti del gruppo di lavoro regionale sui fanghi di depurazione delle acque reflue? Lo chiede con un’interpellanza Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) che evidenzia, al fine di tutelare la salute dei cittadini emiliano-romagnoli, la necessità di agire a livello regionale, per rivedere la decisione introdotta con il decreto “Genova”.
“Con quel decreto -ha spiegato la consigliera- si autorizzava ad accumulare sui terreni destinati all’agricoltura diossine, policlorobifenili (Pcb) e altri microinquinanti altamente tossici per cui l’unico limite accettabile sarebbe l’essere al di sotto della soglia di rilevabilità in laboratorio, trasformando nel tempo quei terreni in aree da sottoporre in futuro a bonifiche ambientali e contaminando le matrici ambientali e la stessa catena alimentare”.
“L’utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura -ha poi evidenziato Gibertoni- dovrebbe configurarsi come una operazione non di smaltimento di rifiuti, ma di recupero ambientale, la quale richiederebbe il massimo della cautela visto che riguarda, in definitiva, l’alimentazione umana e che non solo non dovrebbe provocare alcun pericolo per l’ambiente ma, anzi al contrario, dovrebbe apportare un concreto beneficio al suolo laddove si applica”.
(Lucia Paci)