La Regione spieghi se vi sono mancati versamenti, come canoni demaniali alla Regione Emilia-Romagna, per lo sfruttamento nella “Sacca di Goro” di un’area destinata all’acquacoltura, accertati dalla Guardia di finanza in 1,5 milioni di euro.
È l’interrogazione presentata da Marco Mastacchi, capogruppo di Rete civica, in cui chiede una verifica “dei dati inerenti la raccolta dei prodotti e il numero degli addetti nonché, visto i canoni agevolati di cui godono le cooperative, a una verifica del rapporto della vendita dei prodotti della pesca ottenuti con i conferimenti dei soci, rispetto al prodotto complessivamente commercializzato, e l’esito dei controlli per ogni cooperativa”. Inoltre, il consigliere vuole sapere “quali capacità di allevamento siano state riscontrate nelle diverse aree a seguito dei controlli effettuati in base ai dati annuali in possesso della Regione”. Il secondo quesito considera che, scrive Mastacchi, “nella Sacca di Goro a ogni operatore/pescatore viene assegnata, come limite massimo, un’area definita su cui poter lavorare che è di mq. 8.000 per addetto nella generalità della Sacca, di 4.000 mq per addetto se operanti lungo le zone dette “Dighe” in Comacchio o di 2.600 mq se la concessione è in zona Bassona”.
Nell’atto costitutivo e nello statuto della cooperativa di Goro, il canone non sarebbe più agevolato (avrebbe dovuto svolgere attività prevalente a favore dei soci) ma ordinario e il mancato versamento avrebbe prodotto un “danno erariale che arriva a circa 1,5 mln di euro per il periodo 2012-2019”. In sette anni, la cooperativa avrebbe messo sul mercato il 5% dei militi dei soci e il 95% di prodotto preveniente da una società friulana.
Inoltre, ricorda Mastacchi, le Fiamme gialle hanno inviato due segnalazioni (alla Corte dei conti e alla Regione). La Regione “ha avviato un procedimento amministrativo finalizzato al recupero dei canoni effettivamente dovuti dalla cooperativa per l’utilizzo dello specchio acqueo demaniale assegnato?”.
(Gianfranco Salvatori)