“Fare chiarezza sulla concentrazione di cloro e dei suoi composti nelle acque potabili”.
A chiederlo è Giulia Gibertoni (Gruppo misto) che ricorda come da anni per la purificazione dell’acqua si usino metodi alternativi alla clorazione “quali l’ozonizzazione, già usata nell’impianto della Val di Setta per l’acqua di Bologna e provincia con ottimi risultati, anche se con l’ozono viene richiesta una minima aggiunta di ipoclorito alla fine del processo per consentire agevolmente di mantenere la presenza residua di sottoprodotti al di sotto del limite previsto dalla nuova Direttiva UE”.
Per la capogruppo è estremamente importante ridurre al minimo la presenza di cloriti e clorati nelle acque per il consumo umano “poiché per queste sostanze sono riconosciuti effetti ematologici e per il clorato anche disturbi sulla tiroide, poiché può essere motivo di preoccupazione per la salute dei bambini, in particolare, di quelli con carenza lieve o moderata di iodio”.
Stante la situazione, Gibertoni chiede alla giunta se cloro e suoi composti siano ancora i disinfettanti più utilizzati dai vari soggetti gestori per le acque potabili e contestualmente chiede una mappa, provincia per provincia e per ciascun soggetto gestore, la percentuale di sforamenti per cloriti e clorati. Ulteriore domanda, poi, tocca gli investimenti e i miglioramenti messi in atto dai gestori delle acque pubbliche in vista della scadenza del 12 gennaio 2026 “per evitare di continuare ad utilizzare sistemi di disinfezione basati principalmente sulla clorazione dell’acqua”.
In fase di replica, il sottosegretario alla presidenza di giunta Davide Baruffi ha chiarito che “ad oggi il metodo di sanificazione più usato negli acquedotti regionali è quello della clorazione” e, a fronte di una fitta rete di monitoraggio costituitasi nel tempo, sono inferiori all’1 per cento gli sforamenti totali registrati con residui di cloro superiori a 0,70 mg/litro. “Nello specifico -ha concluso Baruffi- sono stati registrati 5 sforameneti a Piacenza, 1 a Forlì-Cesena, 6 a Ferrara, 8 a Ravenna e 3 a Rimini”.
Gibertoni ha manifestato il proprio stupore per le risposte ottenute “perchè si parla di sforamenti su soglie dello 0.70 mg/litro, quando già nella scorsa legislatura mi fu risposto che non esistevano più sforamenti di tale entità. Per questo chiedo un’azione decisa della Regione nei confronti dei gestori degli acquedotti per capire quale sia lo stato delle procedure e delle strutture da richiedere una quota così rilevante di cloro nell’acqua potabile. Bisogna quindi capire cosa preclude il passaggio a forme più sicure di potabilizzazione dell’acqua tramite ozonizzazione, raggi UV e una minima percentuale di cloro inferiore a 0,25 mg/litro”.
(Luca Boccaletti)
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