La giunta spieghi come vengono calcolate le presenze turistiche. Lo ha chiesto il consigliere Marco Mastacchi (Rete Civica) al Question time, dove gli ha risposto l’assessore al Turismo, Andrea Corsini.
Il capogruppo di Rete Civica vuole sapere dalla Regione il tipo di analisi svolta sulle presenze “che spesso risultano nettamente superiori ai dati Istat e se non ritenga opportuno realizzare tramite l’Osservatorio analisi qualitative sui fatturati delle strutture, piuttosto che sulle campagne promozionali sia per il mercato nazionale sia per l’estero, al fine di migliorare la nostra offerta turistica e approfondire l’analisi sui punti di forza o eventuali criticità”.
L’assessore Corsini ha ricordato che “l’Osservatorio svolge studi e approfondimenti e c’è un accordo con Unioncamere che sviluppa lo studio dei flussi turistici. Riguardo alla metodologia, l’indagine Istat utilizza dati degli operatori turistici autorizzati dai Comuni. Ma i dati Istat danno una fotografia sottostimata rispetto ai movimenti effettivi, a causa delle presenze extralberghiere (case vacanze, ad esempio). Nella rilevazione Istat non vengono rilevate, poi, presenze del turismo nelle seconde case (stimate dall’Osservatorio regionale sul turismo). Alcune ricerche pensano che i numeri Istat vadano raddoppiati. Il calcolo delle presenze nelle seconde case è complesso e non esiste una metodologia certificata”.
Mastacchi si è detto “soddisfatto, anche se si aprono scenari preoccupanti. Si conferma il 100% di differenza rispetto a dati reali e in questo modo si spiegano anche i problemi delle grandi città relativi alle abitazioni per studenti”.
Il consigliere ha spiegato che gli è stato segnalato “che i dati dell’Osservatorio regionale elaborati da Trademark Italia restituiscono un quadro per l’annualità 2022 nettamente superiore, addirittura quasi il doppio delle presenze rispetto ai dati restituiti da Istat”. Una parte di questa differenza, ha scritto Mastacchi, proviene da una stima “realizzata per gli appartamenti turistici in particolare nella gestione degli Airbnb, che, conteggiati solo in un momento successivo, in seguito ad accordi con i comuni trattengono inizialmente l’imposta di soggiorno per poi versarla successivamente”. Sarebbe meglio, ha concluso, affidarsi all’Istat che “garantisce uniformità di criteri e definizioni per le statistiche prodotte dagli Stati membri”.
(Gianfranco Salvatori)