La Regione indichi quali azioni intende attivare per contenere la presenza del lupo. La richiesta, con un’interpellanza rivolta alla giunta regionale, è di Marco Mastacchi (Rete civica), che, nello specifico, sollecita l’approvazione di un piano di contenimento del lupo che tenga conto delle esigenze degli allevatori. Al consigliere ha risposto l’assessore all’Agricoltura, Alessio Mammi, secondo cui “la Regione agisce all’interno di un quadro europeo e nazionale di gestione del lupo rimasto immutato. Con Ispra continua la collaborazione per strumenti di coesistenza e sperimentazione di misure dissuasive mirate, rivolte a casi definiti “da attenzionare”. Nel 2019 è stato pubblicato un documento per la gestione lupi confidenti e buone prassi. La Regione partecipa anche alla nuova versione del Piano nazionale per la gestione e il mantenimento della specie. La prevenzione, nonostante la mancanza di nuove leggi, è fondamentale”. Mammi ha detto che ci sono 350mila euro per le domande dei bandi 2022 destinati alle aziende agricole per i danni e le opere di difesa realizzate. Tutte le domande sono state approvate, tra cui 39 per i presidi di difesa (75mila euro). Ci sono, poi, altri fondi nel bando del Psr per oltre 3 milioni di euro che si sommano ai bandi Gal (2017-2022, totale di 2,5 milioni), mentre per i danni provocati dai canidi, ci sono circa 70mila euro l’anno”.
Mastacchi si è detto “soddisfatto, ma bisogna stare attenti a non commettere l’errore commesso con i cinghiali attuando soluzioni tampone. Il rischio è l’aumento smodato degli animali e l’avvicinamento alle aree abitate”.
L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha monitorato la presenza del lupo su scala nazionale, confermando che negli ultimi decenni la specie si è diffusa naturalmente in gran parte del territorio italiano: sulla base del monitoraggio (maggio 2022) si stima la presenza in Italia di circa 3.300 lupi. Sempre nell’interpellanza si rileva poi che esiste anche “una diffusa presenza di cani randagi, tra i 500mila e i 700mila esemplari (fonte ministero della Salute)”.
“La potenziale ibridazione con il cane (canis lupus familiaris) – spiega Mastacchi – rappresenta una fra le principali minacce per la conservazione del lupo. Peraltro, la presenza di cani inselvatichiti e di ibridi in molte realtà rurali sta diventando insostenibile anche in virtù del fatto che l’eventuale predazione di bestiame non viene risarcita poiché non può essere accertato con sicurezza che sia avvenuta per responsabilità del lupo (secondo Ispra, ogni anno quasi 9mila capi di bestiame predati)”. “A preoccupare gli allevatori – prosegue il capogruppo di Rete Civica – sarebbero proprio le conseguenze che le predazioni di lupi hanno sulla filiera casearia: gli animali aggrediti riducono la produzione di latte, che solitamente viene trasformato in formaggio, con la conseguenza di grosse perdite economiche”.
Per il consigliere, infatti, “occorre ricercare sempre il giusto equilibrio fra le esigenze di conservazione della natura e di tutela della biodiversità, con quelle della sicurezza e dello sviluppo delle comunità e dei territori”. Non a caso, rimarca, “a Bruxelles c’è un ripensamento sul tema del prelievo dei lupi, tanto che, come ha dichiarato l’europarlamentare altoatesino Dorfmann Herbert, ‘la Commissione europea è più flessibile e non si opporrà più alle richieste degli stati membri di eliminare i lupi’”.
“I numeri – conclude Mastacchi – confermano che il lupo, ormai, non è più in pericolo d’estinzione, è quindi necessario definire un piano di intervento, anche attraverso l’adozione di azioni straordinarie, guardando anche quello che hanno fatto, ad esempio, in Francia, Finlandia e Svizzera per la difesa degli allevatori”.
(Gianfranco Salvatori)