Ambiente e territorio

Gibertoni (Misto): stop alla caccia, cambiare metodo per il controllo dei cinghiali

Viene bocciata quanto fatto fino ad ora e chiesto un cambio di passo

La caccia come strumento per il contenimento al cinghiale ha fallito, bisogna trovare un nuovo modo per gestire gli ungulati.

A chiederlo, in un’interrogazione, è Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) che ricorda come “i piani di prelievo della specie cinghiale ormai superano l’obiettivo regionale di uccidere oltre 30 mila cinghiali per ciascuna stagione venatoria già da anni per il cinghiale si sono fissati nei comprensori 1 e 2 obiettivi non conservativi, assumendo come obiettivo la massima riduzione numerica possibile degli effettivi della specie, quindi, la caccia può avvenire senza vincoli quali-quantitativi, mentre solo nel comprensorio 3 è consentita la gestione conservativa del cinghiale”.

Da qui l’atto ispettivo per sapere dall’amministrazione regionale “se non ritenga necessario un nuovo approccio scientifico alla questione dei cinghiali, partendo dalla ovvia constatazione che la caccia a questa specie, con l’uccisione di 400 mila cinghiali in vent’anni, non solo non ha avuto l’effetto auspicato ma, anzi, ha alimentato il fenomeno e, in particolare, se non ritenga opportuno finalmente salvaguardare realmente l’agricoltura regionale dal sovrannumero dei cinghiali intervenendo sulla caccia e sul prelievo in selezione di questa specie, che sono le prime cause di questo continuo aumento, visto l’interesse evidente dei cacciatori a tenere alto tale numero e se non ritenga arrivato il momento di eliminare il barbaro metodo della braccata e della girata dalle forme di caccia al cinghiale, perché inutilmente crudeli e indegni di un paese civile e contrari al fine teoricamente perseguito di diminuire i danni all’agricoltura visto che è la stessa ISPRA a far notare come “la forma di caccia attualmente più utilizzata, la braccata con i cani da seguito, crea spesso una destrutturazione delle popolazioni caratterizzate da elevate percentuali di individui giovani responsabili di un sensibile aumento dei danni alle colture” e ed effetti simili sono conseguenti anche alla girata”

Gibertoni vuole inoltre sapere dalla giunta “se non ritenga opportuno per l’emergenza della peste suina africana, soprattutto laddove siano presenti le situazioni maggiormente critiche, cioè contemporaneamente popolazioni di cinghiali e ingenti allevamenti di suini domestici, la sospensione prudenziale di qualunque attività di caccia, a partire principalmente da quella al cinghiale, allo scopo di minimizzare il rischio di diffusione dell’epidemia”.

(Luca Molinari)

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