Dibattito in commissione Politiche per la Salute presieduta da Ottavia Soncini sul progetto di legge alle Camere proposto dalla giunta per aumentare il fondo sanitario nazionale. L’obiettivo del progetto di legge è che il governo aumenti di 4 miliardi la spesa sanitaria che deve arrivare a essere pari al 7% del Pil. Nel 2019 era il 6,4% a (fronte di una media europea dell’8-9%), negli ultimi anni è calata nonostante le spese straordinarie dovute al Covid e all’aumento dell’inflazione.
“Perché la Regione e la maggioranza che appoggiano la giunta Bonaccini ha cambiato approccio sulla sanità? Nello scorso mandato la giunta non ha mai criticato le scelte dei governi che hanno tagliato la sanità: dov’era il centrosinistra quando veniva tagliata la chemioterapia in day hospital agli operai? Perché all’epoca quando i governi appoggiati dal Pd tagliavano la sanità parlavate di riorganizzazione? Perché non avete fatto le scelte interne giuste sulla sanità?”, spiega il relatore di minoranza Daniele Marchetti (Lega) per il quale “prima di andare a chiedere dei soldi al governo così a caso sarebbe meglio fare una riforma della nostra sanità in modo da capire il reale bisogno dei fondi”.
Netta Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle) per la quale “il governo Conte II è l’unico che ha previsto i fondi per le spese straordinarie in sanità dovute al Covid: la battaglia per avere più risorse a livello nazionale andrebbe fatta tutti insieme, ma i fatti dicono che Conte previde risorse. Bisogna poi ridurre le risorse regionali per la sanità privata e aumentare quelle per la sanità pubblica”. Piccinini ha invitato anche ad affrontare il tema del personale in sanità: “Bisogna fare un disegno di legge più completo e che prevedesse anche interventi sul personale tanto per le retribuzioni, quanto la formazione e l’abolizione del numero chiuso alle Facoltà di Medicina”.
Dal canto suo Valentina Castaldini (Fi) ha sottolineato come “lo stesso ricorso alla proposta di legge alle Camere sembra una sfiducia da parte della maggioranza che governa la Regione verso il Parlamento, verso gli stessi parlamentari di centrosinistra e la stessa ex vicepresidente di questa Regione e ora segretario del Pd Elly Schlein. A me pare che questa proposta di legge sia una forma di propaganda verso le prossime elezioni europee”. Castaldini rilancia anche le sue preoccupazioni sul disavanza nelle Ausl: “Temo si tratti di un deficit strutturale, il Covid è passato, la guerra in Ucraina assodata e l’inflazione colpisce tutti: quindi il buco è strutturale. Se vogliamo lavorare tutti insieme per risolvere i problemi dobbiamo cominciare a dire la verità e fare scelte vere”.
“Faccio fatica a credere che da questa Regione possa partire una proposta sulla sanità, è stato sbagliato il metodo della giunta di annunciare questo progetto di legge a mezzo stampa in estate e di fare una raccolta firma in sedi e situazioni politiche: vorremmo sapere come la giunta vorrebbe usare le risorse aggiuntive che sta chiedendo allo Stato, questo il progetto di legge non lo dice”, spiega Marta Evangelisti (Fdi) che sottolinea come “i cittadini denunciano una sanità che non funziona. Dov’era il centrosinistra quando nel 2010-2019 a livello nazionale si tagliavano 37 miliardi alla sanità? Faccio presente che venerdì scorso il ministro Schillaci ha confermato che il fondo sanitario nazionale verrà aumentato di 3 miliardi smentendo con i fatti che questo governo fa tagli alla sanità. Le parole del ministro dimostrano come il progetto di legge che stiamo discutendo è superato dai fatti: va ritirato e si lavori seriamente con il governo nell’interesse dei cittadini emiliano-romagnoli”.
Nella replica ai consiglieri, l’assessore Raffaele Donini ha difesa la bontà del progetto di legge ricordando come negli ultimi anni ci sia stato un sottofinanziamento della spesa sanitaria. “Una situazione peggiorata a causa del Covid e che, dopo il Covid ha visto un nuovo irrigidimento della spesa”, spiega Donini per il quale “saremmo tutti contenti se domani mattina il governo cambiasse le regole nel senso auspicato da tutte le Regioni. Come Regione stiamo facendo le riforme che servono come dimostrato da quella sull’emergenza”. Donini si è rivolto poi direttamente al governo: “Sono il primo a dire che questa situazione non è colpa del governo di Giorgia Meloni, ma il governo di Giorgia Meloni ha la possibilità o di salvare la sanità pubblica o di affossarlo, deve scegliere. Se si andrà nella direzione indicata dal ministro Schillaci è perché le Regioni stanno lottando e non demorderanno”. L’assessore ha anche spiegato come in Emilia-Romagna il rapporto pubblico-privato non sia a vantaggio dei privati e come la Regione sia per l’abolizione del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina.