Ambiente e territorio

Invaso in Val d’Enza, Lega: nel documento d’indirizzo occorre considerare tutti i fabbisogni

“La Regione dica se ha intenzione di inserire questi temi nel Piano tutela acque, con cui è in contrasto. Inoltre, uno studio indica in 100 milioni di metri cubi la capacità per far fronte a tutti gli usi necessari per il territorio”

Le valutazioni di due docenti dell’Università di Modena e Reggio Emilia indicano in 100 milioni di metri cubi di acqua la capacità di un invaso sul fiume Enza, per soddisfare i bisogni idroelettrici e trattenere le acque delle alluvioni. La giunta spieghi perché “il quadro esigenziale (documento di indirizzo, ndr) dell’intervento di realizzazione dell’invaso a uso plurimo non tiene conto dei fabbisogni idroelettrici e di ritenzione delle piene”.

È uno dei quesiti posti alla giunta dal consigliere Emiliano Occhi (Lega) che ha presentato un’interrogazione firmata anche da Maura Catellani e Gabriele Delmonte. nell’atto ispettivo si chiede alla Regione “se ritiene che il perdurare dello sfruttamento intensivo di acque sotterranee a uso irriguo previsto nel quadro esigenziale sia in contrasto con gli obiettivi di riduzione dello sfruttamento previsto dal nuovo Piano di tutela delle acque (Pta) e se, alla luce degli eventi alluvionali in Romagna e degli obiettivi del Pta e del Pgra (Piano gestione rischio alluvioni), gli invasi debbano avere anche un’importante funzione di ritenzione delle piene”. Inoltre, i leghisti vogliono sapere se la giunta “ritenga di dover agire affinché il quadro esigenziale dell’intervento venga aggiornato tenendo conto anche degli usi idroelettrici e di ritenzione delle piene e se per la stesura del quadro esigenziale siano stati interpellati anche esperti di idraulica”, dal momento che si ritiene plausibile “aggiudicare la redazione del DOCFAP (un documento che dovrà stabilire, tecnicamente, gli interventi realizzabili sinergici all’invaso e conseguentemente il volume e la localizzazione dell’invaso stesso) entro il 20 febbraio 2024″.

L’attuale fabbisogno indicato nel Quadro esigenziale, emerso da un confronto tra Autorità di Bacino e Consorzi di Bonifica Centrale e Parmense, è di 71 milioni di metri cubi così suddivisi: fabbisogno irriguo al campo, circa 59 milioni di metri cubi, di cui circa 24 milioni provenienti da acque sotterranee e circa 34 milioni da acque superficiali; fabbisogno idropotabile di circa 11 milioni di metri cubi; fabbisogno industriale di circa 1,55 milioni di metri cubi. I tre consiglieri ricordano che nel prossimo Piano di tutela delle acque fra gli obiettivi “vi è anche quello della diminuzione dell’uso irriguo delle acque sotterranee al fine di preservarle per scopi più nobili” insieme all’altro target: “limitare i danni da alluvione”.

(Gianfranco Salvatori)

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