La giunta spieghi se sarà esteso alle scuole dell’intera regione il progetto della multinazionale farmaceutica americana Pfizer, insieme alla Fondazione Golinelli di Bologna e alla Fondazione Media Literacy, “per alfabetizzare studenti e professori contro la disinformazione e le fake news a livello scientifico. Parallelamente, i medesimi tre soggetti lavoreranno anche sui corsi di giornalismo e scienze della comunicazione per portare strumenti per una migliore alfabetizzazione medico scientifica”.
L’intervento della Regione è stato chiesto dal consigliere Stefano Bargi (Lega) in un’interrogazione firmata anche da Fabio Bergamini, Michele Facci, Matteo Montevecchi, Maura Catellani, Simone Pelloni, Daniele Marchetti e Valentina Stragliati.
Bargi vuole sapere se il progetto “verrà esteso alle scuole e alle università dell’Emilia-Romagna, e quali, se la Regione sia a conoscenza delle modalità di realizzazione del progetto e se intenda contribuirvi in qualche modo”. Infine, il consigliere chiede se la giunta “ritenga opportuno affidare l’informazione medico-scientifica nelle scuole e nelle università della nostra regione a una multinazionale straniera e se questo progetto non vada a confliggere con un corretto sistema formativo per i giovani come teoricamente auspicato dalla stessa Regione Emilia-Romagna”.
Il consigliere sottolinea che “non è chiaro sulla base di quale criterio pedagogico ed etico una multinazionale americana, la Pfizer, peraltro in evidente conflitto di interessi visto l’innegabile ritorno economico e d’immagine, dovrebbe occuparsi dell’alfabetizzazione scientifica di docenti e studenti italiani, per lo più minorenni, arrogandosi l’autorità di stabilire e insegnare che cosa sarebbe fake news e che cosa invece ‘buona scienza”. Preoccupa poi il fatto che il progetto sia affidato ad aziende farmaceutiche che “hanno imperniato tutta la loro politica commerciale sull’ampliamento del mercato, includendo sempre più ampie fasce di utenti come consumatori potenziali dei loro prodotti”. Una strategia che vede anche “il disease mongering ovvero la mercificazione della malattia e l’incoraggiamento all’uso di farmaci non necessari”. Bargi aggiunge che “l’intromissione di corporation private dentro scuole superiori e università configura un altissimo rischio di patologizzazione della normalità, funzionale ad alimentare il mercato del farmaco, perché produce, in risposta a presunte patologie, cure farmacologiche che spesso hanno come bersaglio principale i minori” come avvenuto con l’aumento di diagnosi piscopatologiche e psichiatriche, e il consumo di farmaci, “pur in assenza di chiare patologie”.
(Gianfranco Salvatori)